politica

Spicchi d'aglio
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 “Ti piace ancora vivere a Genova?”. La domanda che stiamo rivolgendo ai nostri amici sul web è provocatoria, ma fino a un certo punto. E’ una domanda che hanno fatto anche a me, in questi ultimi tempi e che mi costringe a riflettere anche se, è logico, riguarda più che un vecchio come il sottoscritto, i giovani e i giovanissimi.

Ha stupito l’indagine statistica di alcune settimane fa che ci ha rivelato come Genova sia la città italiana più desiderata e apprezzata dai ragazzi sotto i 30 anni: bellezza del luogo, il mare a portata di mano, il centro storico, i locali, la particolarità sociale della città, il suo innato melting pot.

Ma vivere a Genova (e noi allarghiamo questa domanda non solo al capoluogo, ma a tutta la Liguria, a Savona, La Spezia o Imperia) non è più facile. Anzi. Per chi ha la fortuna di lavorare qui , è un problema. Soprattutto per l’isolamento insopportabile della città (e della Liguria): l’aeroporto di serie B con modesti collegamenti, una ferrovia da terzo mondo che ci allontana da Milano e Roma, ma anche dalla vicina Francia.

Un tessuto d’impresa fiacco, spento, senza iniziative, con scarso coraggio, che tende a sopravvivere con il metodo del consociativismo che ha fatto nel passato enormi danni e li sta perpetuando ancora oggi.

Il mondo delle professioni dalla storia vivace e eccellente che senza imprese è costretto a cercare fuori sbocchi per non soffocare.

E, infine, lo stato della città, la sua quotidiana manutenzione. E’ una città sporca, che dà una immediata sensazione di degrado, di abbandono.

Tutti questi fattori hanno contribuito a creare una pericolosa sindrome a Genova: quella della rassegnazione. Si allargano le braccia, si alzano gli occhi al cielo sperando in una benedizione della Madonna della Guardia.

Invece è il momento di reagire, di provarci. Coinvolgendo anche la politica che a Genova e in Liguria ha subito smacchi, sorprese, balzi, crolli, impensabili fino a qualche mese fa.

I primi risultati del nostro giro di opinione sul web danno un risultato clamoroso e drammatico: la maggioranza confessa di non avere più voglia di abitare in questa città.

Conterà poco questa opinione raccolta sul web, ma non deve essere sottovalutata a chi ha la prima responsabilità del fare o del non fare.

Domani. Lunedì. nella prima puntata della nuova trasmissione politica Macaia, alle 21 su Primocanale ci occuperemo anche di questo e di che cosa si può fare per risvegliare un territorio agonizzante.