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Il ministro della Giustizia Andrea Orlando difende il ddl anti-corruzione che dopo scontri, rinvii e accuse è approdato in Aula al Senato e avrà l'ok finale solo il primo aprile. Orlando ascrive al governo il merito di aver "ricomposto le posizioni" nella maggioranza e va all'attacco: "in questo momento storico chi si fa corrompere tradisce il Paese".

"Non ci siamo limitati solo ad inasprire le pene", precisa il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, nel corso della sua replica al Senato sul ddl anticorruzione. Orlando, a tal proposito, sottolinea che nella legge Severino vi era, ad esempio una "forbice tra reati meno gravi e quello più grande della corruzione". "Siamo intervenuti per registrare un dato - aggiunge - cosa c'è di più grave in un momento come questo che non, chi svolgendo funzioni pubbliche, produce un arricchimento improprio?". "Siamo riusciti a rendere più congruo e funzionale sistema di repressione".

Orlando lancia anche un appello all'unità. "Non sconfiggeremo la corruzione se non riusciremo a dare un segnale che deve caratterizzare tutte le forze politiche". Ma resta il fatto che i tempi sul provvedimento sono slittati per le tensioni tra Ncd, che si è astenuta sulla prescrizione alla Camera, e il governo. Tensioni e divisioni che restano tutte in campo.