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Mercoledì 14 ottobre, regia di Emanuele Conte
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Debutta mercoledì 14 ottobre in Prima Nazionale Prometeoedio, la nuova produzione del  Teatro della Tosse, sotto la regia di Emanuele Conte.

Lo spettacolo sarà in scena dal 14 al 31 ottobre alle ore 20.30, domenica  18 e 25 ottobre alle ore 18.30, e lunedì riposo.
Prometeoedio è l’ultimo capitolo della trilogia del potere iniziata nel 2013 con Antigone di Anouilh e proseguita lo scorso anno con il Caligola di Camus.

Emanuele Conte, ideatore e regista della trilogia, ha nel corso del tempo spostato la sua analisi dal potere in quanto tale alla “ribellione al potere”.  In Antigone la protagonista si oppone a un ordine precostituito, Caligola lotta contro se stesso in quanto incarnazione dell’autorità, mentre in questo terzo capitolo Prometeo si ribella al potere in senso assoluto, quello che va oltre l’uomo e riguarda Dio.

Al centro del lavoro di Conte c’è l’uomo con la sua meravigliosa umanità fatta di imperfezioni, fragilità, debolezze e difetti
. L’essere umano viene rimesso al centro della storia e amato per quello che è, un’analisi in aperta antitesi con il pensiero dominante che guarda all'essere umano utilizzando parametri e modelli che danno vita esclusivamente a giudizi negativi.

Il gesto con cui Prometeo dona all'umanità il fuoco e la consapevolezza è un atto di giustizia, compiuto per soddisfare il desiderio di conoscenza dell'uomo, anche se questa sua ambizione porta con sé dolore e sofferenze.

La costruzione drammaturgica è stato un lavoro impegnativo, fatto di riscritture e limature a un testo denso di temi fondamentali, che hanno influenzato nel corso dei secoli molti artisti nei campi del teatro, della letteratura e della musica.

In questa riscrittura ci si sofferma sul tema della ribellione a un Dio tiranno insensibile e impermeabile alle richieste e alle esigenze delle sue creature, sul tema dell’amore per l’umanità e le sue imperfezioni e sul rapporto padre e figlio, argomento che apre a sua volta una serie di implicazioni psicanalitiche da cui il testo è attraversato.

Prometeoedio è tratto dalla tragedia di Eschilo, nella quale il titano Prometeo viene condannato a soffrire in eterno, incatenato per sempre a una roccia ai confini del mondo, per aver rubato il fuoco, la conoscenza e averne fatto dono all'umanità.

Nel corso dei secoli tale tragedia è stata utilizzata di volta in volta per spiegare concetti spesso legati alla religione, all’autorità o al potere. Si tratta di un testo permeato di concetti forti e universali che continua ad essere attuale e a rivelare qualcosa su noi stessi.