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"Abbiamo preso una decisione senza precedenti, Camera e Senato insieme. Abbiamo dato il via libera alla riforma delle retribuzioni del personale, che in quattro anni porterà ad un risparmio di 97 milioni di euro. Come primo tassello è previsto un taglio consistente degli stipendi, con l’introduzione di tetti e sottotetti, per arrivare gradualmente al ruolo unico dei dipendenti del Parlamento".

Sul suo profilo Facebook il presidente della Camera Laura Boldrini commenta così la riforma del sistema retributivo di Camera e Senato. "Lo abbiamo fatto per rafforzare l’istituzione, anche mettendo le retribuzioni di Camera e Senato in sintonia con il resto del Paese alla luce della grave crisi economica e sociale che stiamo attraversando".

La riforma segue criteri di proporzionalità "riconoscendo il livello di alta professionalità di chi vi lavora e valorizzando il merito. Una scelta importante fatta anche grazie all’amministrazione che ha dimostrato coraggio e senso di responsabilità. Questa operazione porterà, in quattro anni, a un risparmio di 60,15 milioni di euro alla Camera e altri 36,76 al Senato: complessivamente quasi 97 milioni di euro di spesa in meno. La buona politica si fa anche così", conclude Boldrini.  

L'obiettivo finale, hanno spiegato in conferenza stampa le vicepresidenti di Camera e Senato, Marina Sereni e Valeria Fedeli, è di arrivare entro il 2014 alla costituzione del ruolo unico dei dipendenti del Parlamento. Le misure scatteranno il primo gennaio 2015 per andare a regime in quattro anni con un sistema a scaglioni per tutte le categorie.

Il massimo di stipendio alla Camera passerà per i consiglieri parlamentari da 358mila euro all'anno a 240mila (il tetto previsto dal decreto Renzi per tutti i dipendenti pubblici); quello dei documentaristi da 238mila euro a 166mila, quello dei segretari da 156.185 a 115mila, quello dei collaboratori tecnici da 152.663 a 106.000 e quello degli assistenti parlamentari da 136.120 a 99mila.

Cifre analoghe al Senato. Il massimo stipendio dei consiglieri parlamentari scenderà da 372.314 euro a 240mila; quello degli stenografi da 256.542 a 172mila; quello dei segretari da 228.179 a 166mila, quello dei coadiutori da 171.809 a 115mila e quello degli assistenti parlamentari da 142.572 a 99mila. Il tetto di 240mila euro e tutti gli altri saranno al netto degli oneri previdenziali e delle indennità di funzione, che non sono pensionabili.