Mi sento come dentro un incubo, ma ho fiducia nei giudici. Però, se mai dovessi essere condannato mi dimetterò un minuto dopo. Non voglio mettere in difficoltà l'amministrazione regionale né Giovanni (Toti)".
Questa confidenza Edoardo Rixi me la fece quando ancora era assessore regionale e mai più avrebbe immaginato di diventare viceministro. Stavamo chiacchierando per strada, uscendo da una trasmissione serale su Primocanale. Racconto questo episodio, e mi auguro che lui non me ne voglia, per dire che Rixi l'idea del passo indietro ce l'aveva da sempre, quindi da epoca non sospetta, quando non si poneva il problema di inventarsi una exit strategy che non crasse problemi al governo nazionale né al suo capo, Matteo Salvini.
Rixi si è dimesso subito dopo la condanna per peculato legata al caso delle "spese pazze" in Regione Liguria. A scanso di equivoci: conosco personalmente l'ex viceministro e gli affiderei il portafoglio, sapendone l'onesta'. Della sentenza prendo atto, solo ricordando che per vicende analoghe in altri tribunali gli imputati-politici sono stati assolti. A Genova le cose sono andate diversamente e Rixi ha un secondo e un terzo grado di giudizio per far valere le proprie ragioni.
La sua storia, però, è ben diversa da quella di Armando Siri, il sottosegretario pure lui leghista costretto a lasciare l'incarico per un presunto caso di corruzione. Il punto comune tra le due vicende è l'opportunità politica: Rixi l'ha declinata da uomo rispettoso delle istituzioni, quindi decidendo da solo e subito per le dimissioni, mentre Siri si è fatto mandare via, mostrandosi incollato alla poltrona. Per il resto, le differenze sono profonde. La prima e più rilevante delle quali sta nel fatto che a Siri viene contestato un episodio legato alla sua attività in corso di governo, mentre a Rixi, che pure è in presenza di una condanna, la contestazione riguarda una questione che risale indietro negli anni e per nulla legata al suo impegno governativo.
Tutto ciò detto, con le dimissioni di Rixi Genova e la Liguria restano senza un esponente importante dentro l'esecutivo, pur in presenza di dossier dalla rilevanza cruciale per il futuro della città e della Liguria. Questo punto lo ha opportunamente sottolineato il direttore di Primocanale Andrea Scuderi nel suo commento sulla vicenda, ma credo si possa essere almeno moderatamente ottimisti.
Con celerità assoluta, Salvini ha nominato Rixi responsabile della Lega esattamente dei settori di cui era viceministro, cioè infrastrutture e porti. Questo vuol dire che potrà continuare a studiare i dossier e a proporre soluzioni. Domandone: ma siccome lui non è più nel governo, chi porterà avanti le questioni del territorio ligure? La risposta forse è più semplice di quanto si pensi: Salvini stesso. Proprio per dimostrare che tutta questa storia non deve in alcun modo cambiare il corso delle cose.
Non va poi dimenticato che nel Governo un ligure c’e’, il sottosegretario pentastellato Valente. E comunque è il momento che anche tutti i politici della Lega e dei 5 stelle lavorino forte per Genova portando avanti insieme quanto necessita alla città e alla Regione, avendo ben presente che oggi Genova è la metafora del Paese tutto. E nessuno può sognarsi di ignorarla. Neppure chi nelle urne ha appena ottenuto il 34 e passa per cento.
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Sulle questioni genovesi e liguri l'erede di Rixi sarà... Salvini
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