cronaca

Così Karim e Shadad si sono più volte contraddetti
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Come sono arrivati a Genova Kharim e Shahad i due fratelli siriani fermati il 31 dicembre all’aeroporto Cristoforo Colombo? Alla polizia avrebbero raccontato di essere arrivati dal Belgio dove avrebbero acquistato i documenti falsi, all’avvocato d’ufficio invece avrebbero detto di essere arrivati dall’Algeria dopo aver transitato per la Turchia.

Dove erano diretti? Da un fratello in Inghilterra hanno raccontato genericamente, ma non è dato di sapere chi è e dove abita. E poi le foto del mitra sullo smartphone. Può essere solo la passione a portare due siriani a custodirle su un oggetto così personale?

E come la mettiamo con le foto di scenari di guerra? Anche quella è solo passione? Sono tanti, troppi i punti interrogativi per catalogare i due fermati il giorno dell’ultimo dell’anno all’aeroporto di Genova come semplici rifugiati in cerca di un futuro migliore rispetto a quello siriano.

Il Pm Pier Carlo Di Gennaro che indaga per la Procura genovese ha così chiesto di tenerli in carcere in attesa dell’interrogatorio previsto ad inizio settimana. Sono accusati al momento del solo possesso di documenti falsi per il transito all’interno dell’Ue, reato specifico introdotto dopo l’attacco a Charlie Hebdo del gennaio scorso. Le indagini continuano a scavare nel loro passato con la speranza che l’Interpol possa fornire un valido aiuto.

Dalle prime indagini della polizia postale, sembra che il ragazzo fosse a Genova già dal 28 dicembre: lo smartphone, infatti, si sarebbe agganciato a una rete wifi pubblica. Il telefonino, con una sim iraniana, conterrebbe numerosi messaggi in arabo e alcuni numeri di cellulare inglesi. Decisivo sarà anche l'esame dei tabulati e delle celle agganciate per ricostruire il viaggio dei due.

Gli investigatori, coordinati dal sostituto procuratore Di Gennaro, cercano di scoprire se qualcuno li ha ospitati e se questi facciano parte di una cellula dormiente presente in Liguria che potrebbe averli ingaggiati per testare lo scalo genovese e provare quanto siano serrati i controlli.