politica

2 minuti e 21 secondi di lettura
Nessuno slittamento: l'intervento sui più poveri, i cosiddetti incapienti (chi guadagna meno di 8.000 euro l'anno) arriverà sul tavolo del Cdm - confermano fonti di governo – già domani insieme al taglio dell'Irpef per i redditi più alti (fino a 25.000 euro): i famosi 80 euro (in media) che arriveranno nelle buste paga del 27 maggio.

Lo riferisce l’agenzia Ansa, secondo la quale torna anche l'idea, per tutti non solo per gli incapienti, di agire non tanto attraverso le detrazioni fiscali quanto utilizzando un 'bonus' che sarebbe anticipato dai datori di lavoro, che a loro volta lo sconterebbero da ciò che devono pagare all'erario. Il costo dell'intervento per i più poveri (in tutto sono 4 milioni) sarebbe approssimativamente di 1 miliardo. Che si aggiunge ai 6,7 miliardi previsti per le fasce più alte. Quindi nel 2014 l'intervento costerebbe all'incirca 8 miliardi, in linea con quanto calcolato anche dall'Istat (714 euro in media testa per circa 10 milioni di contribuenti, cioè 7,1 miliardi ai quali si aggiunge appunto 1 miliardo per gli incapienti).

Si studia anche tecnicamente come far arrivare la cifra (si parla di 40-50 euro) ai singoli e come evitare effetti 'scalino', cioè impedire il superamento della fascia fiscale successiva, seppur sul limite più basso. L’ipotesi di far anticipare il bonus dai datori di lavoro riguarderebbe anche colf e badanti con redditi sotto gli 8.000 euro, quindi toccherebbe alle famiglie erogare la cifra, scalandola poi dai contributi versati all’Inps. Non è invece ancora noto se l'intervento (fino ad 8.000 ed oltre di reddito) riguarderà anche i pensionati. Ma lo stesso Matteo Renzi ha già spiegato che la 'pratica' pensioni minime sarà affrontata nel 2015. Quindi quest'anno non ci dovrebbero essere interventi.

Governo a Ue: 'Più tempo per il pareggio dei conti' - Il Governo scrive alla Commissione europea e per giustificare lo slittamento al 2016 del pareggio di bilancio invocando le 'circostanze eccezionali'. A partire dall'ulteriore pagamento di 13 miliardi di debiti arretrati della P.a. Risponde l'Ue: ok, valuteremo il percorso indicato dall'Italia. Anche in vista dell'esame del piano di riforme e del semestre di presidenza. Dunque si va al doppio voto (del Def e del rinvio del pareggio a Camera e Senato) dopo una giornata di polemiche arrivate anche durante la riunione della capigruppo di Montecitorio dove il presidente dei deputati di Fi, Renato Brunetta ha minacciato di non votare il Def senza aver prima visto la lettera di Padoan

La parola ora passa alle aule parlamentari. E l'attenzione di Renzi è soprattutto sui numeri di Palazzo Madama visto che dovranno essere presenti 168 senatori per la maggioranza assoluta. L'ordine di scuderia è: tutti in aula. Ma la tensione già nelle prime ore di questa mattina è salita e non è detto che l’appello del premier venga raccolto, in particolare da tutti i senatori.