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Cala la mannaia di Moretti, oltre 200 tagli in tutto il gruppo
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La mannaia di Mauro Moretti, l'amministratore delegato di Finmeccanica, ha ricominciato a colpire. Da martedì scorso, quando sono cominciate a rotolare le teste considerate in esubero. A livello di gruppo sono oltre 200, delle quali 60 concentrate nell'Information comunication technology presidiata soprattutto da Selex Es. Per Genova la botta investe fra il 30 e il 40 per cento della forza dirigenziale.

Tecnicamente, va detto che il gruppo sta procedendo seguendo una dinamica particolare, detta della "novazione": agli interessati, cioè, viene proposta la retrocessione a livello di quadri, ma in caso di mancata accettazione ecco scattare il licenziamento. Per quanto riguarda Selex c'è un'aggiunta da fare: in origine i dirigenti da rimuovere erano 40, ma sono diventati venti in più perché Moretti vuole inserirne altrettanti di nuovi.

Il repulisti non arriva inatteso, perché con la decisione di chiudere le singole aziende e di crearne una sola direttamente in capo alla "casa madre", sciogliendo tutte le controllate e trasformandole in divisioni, era evidente che si creassero doppioni e sovrapposizioni. Inaspettata, invece, è l'accelerazione impressa al dossier, visto che secondo alcune fonti Moretti avrebbe dato l'indicazione di chiudere l'operazione entro il prossimo 14 dicembre.

Già appesantito dalle scelte e dai tagli precedenti, il clima in Piazza Montegrappa si è fatto ancor più pesante, ma questo non sta minimamente scalfendo il disinteresse della politica, sebbene Finmeccanica resti una società che ha come maggiore azionista il Ministero dell'Economia. Forte del suo rapporto personale con il premier Matteo Renzi, Moretti va avanti come un carrarmato - è il caso di dirlo considerando la produzione della spezzina Oto Melara - e la strada verso la centralizzazione della gestione al momento non conosce ostacoli.

Va detto che un'azione di pulizia andava certamente fatta, per chiudere con il passato di una Finmeccanica che era pascolo della politica più deleteria, con ingerenze dei partiti sia sulle nomine dei capi azienda e nei consigli di amministrazione sia nelle assunzioni (in organico compaiono tuttora moltissimi "figli di", "parenti di" e "amici di"), ma l'azione di Moretti non manca di suscitare perplessità: per i modi a dir poco ruvidi, seppur in sintonia con il carattere della persona, e perché c'è il pericolo che tutto si compia all'insegna del "buttar via il bambino con l'acqua sporca".

Già la chiusura delle singole società e la loro sostituzione con delle divisioni provoca una concentrazione di gestione e di potere che si spiega sì con la tipica volontà morettiana di avere un controllo militare sul gruppo (ogni sua iniziativa va in queste direzione), ma può impattare negativamente sullo stesso approccio al mercato. Vendere cannoni, radar o elicotteri non è esattamente la medesima cosa. E se è vero che in passato c'erano situazioni paradossali come aziende dello stesso gruppo che si presentavano in concorrenza l'una con l'altra, è anche vero che la "divisionalizzazione" presenta margini di rischio assai elevati in assenza di una integrazione che abbia vissuto le necessarie fasi intermedie.

L'handicap vero che Finmeccanica rischia di trovarsi di fronte, infatti, è la mancanza di una cultura "unitaria", indispensabile per aprire una fase così profondamente nuova. Moretti sceglie la scorciatoia di ridurre i dirigenti e di cambiarli. Siamo di fronte a un'autentica scommessa. Che, fra l'altro, va ad incrociare un ulteriore elemento non secondario: centralizzare tutta la gestione su Piazza Montegrappa, infatti, rischia di far venire quel rapporto con i territori che in passato è stato anche nutrimento per il gruppo e ha consentito tavoli di mediazione grazie ai quali si sono salvati posti di lavoro.

Nello specifico di Selex, uscito di scena Paolo Piccini - che Moretti stroncò definendo deludente la sua azione - Genova non ha più avuto un interlocutore con la forza necessaria di confrontarsi con sindacati e istituzioni locali. Un vuoto, al netto di ogni valutazione sul suo operato, che ad oggi non è stato riempito. Non sappiamo se lo sarà in futuro, visto che nuovi dirigenti sembrano dover entrare nella divisione. Ma è improbabile che sia più di un "signor sì", visto che Moretti si considera un manovratore da non disturbare.