cronaca

Dopo le nomine di Bizzarri al Ducale e Mosci al Porto Antico
3 minuti e 58 secondi di lettura
Hanno ragione a definire “pop” il cambiamento al vertice di Palazzo Ducale con la Iena Luca Bizzarri al posto del prof Luca Borzani. Ma allora come chiamare tutto il resto di quello che sta mirabilmente avvenendo sulla scena genovese in quel meccanismo che una volta avremmo freddamente chiamato spoils system e che, invece, oggi come lo chiamiamo? Pop, rock, magari anche chachacha, come in quei balli delle nostra pre gioventù, quando si scandiva “changez la femme”, durante una festa da ballo e si voleva far scattare il cambio tra dame e cavalieri.


Questo spettacolo, a me vecchio cronista, magari definibile anche mummia per l’età dalla quale osservo le vicende genovesi, esalta e elettrizza, non tanto per una questione di sostanza di cambiamento. Non so ancora se i nuovi presidenti, assessori, consulenti e saggi, saranno meglio di quelli di prima. Ma mi diverte osservare lo sconvolgimento totale, che non è solo quello di una classe politica, ma investe più generalmente la classe dirigente, considerata fino a ieri completamente fossilizzata, altro che mummie, rigida, appunto, imbalsamata.


Il capovolgimento della maggioranza politica, l’alternanza finalmente scattata sta, invece, non solo scoprendo i sepolcri, levando le tombe, che sarebbe una prospettiva ingiustamente macabra, ma porta avanti chi non avrebbe mai pensato di cavalcare in prima fila.
Prendete Giorgio Mosci, nominato all’unanimità presidente della Porto Antico spa e per conseguenza al vertice anche di Fiera di Genova. E’ uno stimato commercialista, impegnato in ruoli importanti da civil servant, uno dei figli di Lamberto Mosci, negli anni Ottanta, Novanta, noto medico oculista, non genovese di origine, “motore” di un movimento chiamato “Genova Opinione”, che cercava in tutti i modi di stimolare le roccaforti del potere  postcomunista, gli enti locali in loro mani e di svegliare la società civile, ingarellata in un sistema per il quale si trattava solo da posizioni subalterne con le lobby di comando di ogni potere locale.


I sindaci di allora, da Cerofolini a Sansa, a Campart a Burlando e i presidenti della Regione da Carossino in avanti, osservavano quelli di “Genova Opinione” prevalentemente come dei rompiscatole e nessuno avrebbe mai immaginato che un Mosci, figlio di Lamberto, avrebbe ereditato un giorno, in un quadro tanto diverso di maggioranza politica, un ruolo così centrale e delicato.
Ma è solo un esempio per dire come è la società civile, che si sta squadernando dopo l’imbalsamatura dei decenni precedenti. Tante disponibilità, ma anche tanti giri di valzer e anche tanti voltagabbana, non solo nei quadri politici, come gli ineffabili Anzalone
e Gioia,
ma in ogni angolo delle professioni, dei quadri dirigenziali, del management in senso generale, dimostrano che il pop e il rock e magari anche il chachacha funzionano, eccome.
Molte disponibilità sono “pelose”, ma tante sono spontanee e sincere e questo è l’evento più importante ed anche più divertente da osservare.


E’ come se fosse partito un fluido positivo di energia, la stessa che muove il sindaco Bucci e i suoi assessori a realizzare subito i loro piani, che fanno spostare il mercatino di via Quadrio, modificare le regole della movida, dimezzare le tariffe dei posteggi e dare l’assalto all’ufficio di Renzo piano per rilanciare il Blue Print.
Saremo mummie, ma non siamo tanto rimbecilliti da non capire che tutto questo entusiasmo, questa divertita osservazione, possono apparire come un giudizio favorevole in toto al “nuovo corso”, tra moda pop e ritmi rock.
Calma e gesso. Si vedrà se non privatizzare Amiu e Amt, se fare un buco nei bilanci di Genova parcheggi, se spostare in Valpolcera “Lo Sbarazzo di Genova” sono scelte corrette o macroscopici errori.
Ma, accidenti, qualcosa si è mosso e la scossa si propaga non solo scivolando sui red carpet, ma percorrendo larghe fette di società genovese. Magari molti dei nomi che riempiono oggi di indiscrezioni i giornali sono fasulli e corrispondono a grimpeur, a scalatori e a profittatori, ma rispetto all’ingessatura precedente questo ritmo almeno ci mette in pista.

E poi lasciatelo dire alle mummie che siamo: forse tutto questo fa anche bene agli sconfitti, a quel centro sinistra che oggi sembra così esangue, passivo, senza bussola, se non quella di rincagnarsi in un silenzio stupefatto. Doria sparito, Crivello a borbottare settoriali precisazioni sulle opere della vecchia giunta, i leaderini della dèbacle a esternare su Fb con molte incertezze e capriole. Se perfino la Raffaella Paita, la sconfitta numero uno, applaude alla scelta di Bizzarri al Ducale che dobbiamo pensare? Che il fluido funziona…….E allora vai con il rock e il Pop.