cronaca

"La nuova cupola" dell'ex ministro Fantozzi, 7 arrestati a Firenze
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C'è anche un professore genovese, Gianni Marongiu, tra gli indagati dalla procura di Firenze sullo scandalo dei concorsi universitari truccati, che ha già portato all'arresto di sette docenti. Coinvolto nell'inchiesta, partita dalla guardia di finanza, anche l'ex ministro Augusto Fantozzi, che rischia l'interdizione dalla professione.

Marongiu, 80 anni, docente universitario fino al 2011, è uno dei massimi studiosi italiani di diritto tributario ed è stato sottosegretario nel primo governo Prodi, ministro senza portafoglio nel quarto governo Andreotti e deputato dal 1996 al 2001.

L’indagine sarebbe partita in seguito al tentativo di favorire un candidato in un concorso per l’abilitazione a docente di diritto tributario facendo pressioni su un secondo aspirante, dal curriculum professionale superiore, affinché ritirasse la sua domanda. Ai domiciliari sono finiti Fabrizio Amatucci, docente alla Federico II di Napoli, Giuseppe Maria Cipolla (Università di Cassino), Adriano di Pietro (Università di Bologna), Alessandro Giovannini (Università di Siena), Valerio Ficari (Università di Roma 2), Giuseppe Zizzo (Università Carlo Cattaneo di Castellanza, Varese), Guglielmo Fransoni (Università di Foggia).

Il gip di Firenze Angelo Antonio Pezzuti, oltre ai sette professori arrestati, ha stabilito nell'ordinanza 22 interdizioni per altrettanti indagati stabilendo la sospensione dalle "funzioni di professore universitario e di quelle connesse ad ogni altro incarico comunque assegnato in ambito accademico per la durata di 12 mesi". Il provvedimento riguarda i seguenti indagati, a vario titolo, nell'inchiesta della procura e della Gdf di Firenze: Massimo Basilavecchia, Mauro Beghin, Pietro Boria, Andrea Carinci, Andrea Colli Vignarelli, Roberto Cordeiro Guerra, Giangiacomo D'Angelo, Lorenzo Del Federico, Eugenio Della Valle, Valerio Ficari, Maria Cecilia Fregni, Marco Greggi, Giuseppe Marino, Daniela Mazzagreco, Francesco Padovani, Maria Concetta Parlato, Paolo Puri, Livia Salvini, Salvatore Sammartino, Pietro Selicato, Thomas Tassani, Loris Tosi, Francesco Tundo.

Diverse le intercettazioni telefoniche raccolte dagli inquirenti. In una cena tra docenti di diritto tributario, avvenuta nel giugno del 2014 in un ristorante di Roma, l'ex ministro Fantozzi sottolineò la necessità "di trovare persone di buona volontà", che "ricostituiscano un gruppo di garanzia che riesca a gestire la materia dei futuri concorsi". L'ex ministro, che figura tra gli indagati, definisce questo gruppo, seppur scherzosamente, "la nuova cupola".

"Non siamo sul piano del merito, non siamo sul piano del merito, Philip", "Smetti di fare l'inglese e fai l'italiano", "tu non puoi non accettare", e "che fai? fai ricorso? ... però ti giochi la carriera così...": queste alcune frasi registrate col telefono cellulare in un colloquio da Jezzi Philip Laroma, il candidato all'abilitazione alla docenza di diritto tributario cui era stato chiesto di ritirarsi da un concorso e che invece non rinunciò. Laroma, che allegò le conversazioni da lui registrate alla denuncia alla guardia di finanza, si sentì rispondere in questo modo dal professor Pasquale Russo, luminare tributarista, già ordinario all'ateneo di Firenze, anche lui indagato nella stessa inchiesta.

Laroma era andato a chiedere spiegazioni a Russo sul perché si dovesse ritirare e a favore di chi, scoprendo che nella lista c'era un associato dello studio di Russo, Francesco Padovani. "C'è una priorità che veniva da... tante cose", spiegò Russo a Laroma e quindi "la scuola", ossia la cerchia di allievi di Russo, aveva "deciso di portare avanti Francesco". Alle insistenze di Laroma di non voler ritirare la domanda, il professor Russo gli spiega che ciò serve "per mantenerti integra la possibilità di farlo in un secondo momento, e quindi poter ripresentarla alla tornata successiva. Laroma invece segnalò al professore che "se loro gestiscono la cosa pubblica in questa maniera... penso che sia una cosa che interessi l'autorità giudiziaria". E anche così il ricercatore si determinò a fare denuncia alle Fiamme Gialle.