cultura

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 Sarà per il nome strano, sarà per il titolo del nuovo album dal sapore prettamente genovese, sarà per la loro simpatia o per la dolcezza del brano che hanno portato sul palco dell’Ariston: gli Ex-Otago hanno fatto parlare di sé tanto durante il Festival di Sanremo. “Aver partecipato al Festival è stato come avere un bel disco e comprare un amplificatore per farsi ascoltare dai vicini di qualche quartiere più in là”, ci spiega Francesco Bacci. “Siamo orgogliosi della risposta che ha ricevuto il nostro testo: chi ci seguiva prima ci ha supportato tanto e chi non ci conosceva ci ha scoperti in maniera del tutto inaspettata”.

Con “Solo una canzone” si sono guadagnati il 13esimo posto in un’edizione ricca di giovani emergenti nel panorama musicale. “È stato bello poter partecipare ad un Festival che finalmente si è aperto a tutti i generi della musica italiana”, commenta Maurizio Carucci. “Per noi la competizione non c’è mai stata, non s’ha da fare per un’opera artistica. Siamo andati cercando di fare del nostro meglio e di rimanere noi stessi”. Cosa non semplice dato che gli artisti sono tentati di indossare spesso maschere che non appartengono alla loro personalità, come ha accusato Ultimo in conferenza stampa. Ma su Ultimo, nessuna scusa: “Ha sbagliato ad attaccare i giornalisti e a prendersela per essere arrivato secondo con a causa di un sistema che fino all’anno scorso gli andava bene”.

Festival a parte, restano sempre cinque amici tipicamente genovesi, due sampdoriani da una parte e tre genoani dall’altra. Ma i genoani hanno vinto per la scelta del duetto, dato che con Jack Savoretti condividono il grande amore per la squadra rossoblu. “Lo ammettiamo, lo abbiamo scelto soprattutto per questo”, scherza Rachid Bouchabla. “Ci ha sempre stimati e fin da subito ci siamo trovati in sintonia”.

E adesso la responsabilità di portare Genova in un momento così delicato nel resto dell’Italia, grazie al nuovo album “Corochinato” e al docufilm “Siamo come Genova”. “Abbiamo sempre portato la nostra genovesità, perché Genova ti lascia delle forti cicatrici, è come un genitore che ami e che odi, ma che ti ha dato tanto e non puoi fare a meno di tenerla nel cuore”, sono le parole di Olmo Martellacci. “Siamo un bel mix di idee e di note che nascono proprio tra i vicoli del nostro centro storico, siamo un vero e proprio minestrone genovese”. E genovesissimo è il titolo dell’album. “Corochinato rappresenta quel meraviglioso momento della giornata quando hai finito di lavorare, ti allenti la cravatta e ti puoi finalmente godere un aperitivo con gli amici. È una miscela di vino bianco di Coronata e china”.