Il gioco c’è, i punti no. Continua la maledizione della Sampdoria iniziata al minuto 93 all’Olimpico, quando Dzeko cade, Irrati fischia, e Totti trasforma. Qualcosa si spezza a partire da quel fischio. Troppo forte l’impatto psicologico subito dall’ambiente. L’unica via di uscita è fare punti da subito. Contro il Milan l’atteggiamento è quello di una squadra che imbocca la corsia giusta per uscire dal tunnel, ma un’altra svista arbitrale sul gol di Barreto costringe all’inversione a U. Tutto da rifare.
Le sconfitte di Bologna e Cagliari non sono figlie di fischietti generosi o bandierine alzate. Nelle due trasferte iniziano a venir fuori i veri nervi scoperti di una squadra che sa essere bella ma non sa essere concreta. I giovani Torreira e Linetty sono talenti naturali, ma ancora privi di quella cattiveria con cui Fernando aveva salvato la Samp con l’aiuto delle reti decisive di Soriano. In attacco Quagliarella è un modello comportamentale: ci prova sempre e corre come un ragazzino, ma un ragazzino non è, e il suo apporto ne risente inevitabilmente. Un eventuale calo di Luis Muriel (già lievemente accennato a Cagliari) potrebbe essere fatale.
Contro il Palermo non si può parlare di ultima spiaggia perché è davvero troppo presto. Tuttavia, in caso di sconfitta col Palermo o, più avanti, al derby, Giampaolo potrebbe cominciare a sentire il fiato sul collo della società, anche se al momento la fiducia della società è piena. Intanto rimangono ad osservare Pioli e Colantuono, già accostati a più riprese a quella panchina blucerchiata che negli ultimi anni ha più che altro traballato.
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Sampdoria, cosa non va oltre alle sviste arbitrali
Per il momento fiducia a Giampaolo
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