porti e logistica

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Nell'affrontare il tema delle grandi opere, necessarie per tutto il paese, non ci può essere un'ideologia a favore o contro. Bisogna agire per rendere immediatamente eseguibili quei lavori di cui ha bisogno il nostro sistema logistico, come per esempio i collegamenti dell'ultimo miglio ferroviario ai porti che richiederebbero risorse limitate, ma che sono bloccati da enormi ostacoli di ordine burocratico". Lo ha dichiarato, in occasione del forum "Shipping e geopolitica, la spinta della tecnologia e il freno del proibizionismo", il viceministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Edoardo Rixi.

"Vorrei chiarire - ha detto l'esponente della Lega - che in Italia, in tema di infrastrutture, il problema non sono le risorse. Ci sono moltissimi investimenti finanziati che non riescono a partire proprio per ragioni burocratiche". Per questo, ha ricordato il viceministro, "nel decreto Genova alcune deroghe normative, previste per la ricostruzione del ponte, sono state estese anche all'Autorità di Sistema Portuale, che in questo modo potrà far partire molte opere che ad oggi sono ferme non per mancanza di risorse".

Per questa ragione, secondo Rixi, "l'analisi costi-benefici in corso sul Terzo Valico non è un problema. Se mai il problema è che quest'opera era stata pensata solo in relazione al valico ferroviario, e non anche al proseguimento del collegamento fino al confine svizzero. E' un problema che va affrontato, così come il collegamento al porto di Genova. Ma se non cambiamo almeno in parte il progetto, questi temi non possono essere affrontati".

Parlando poi della cosiddetta 'nuova Via della Seta', Rixi ha ribadito che la sfida va raccolta "ma dobbiamo attrezzarci per gestirla senza subirla. Serve collaborazione tra operatori e politica, perché la sfida deve essere affrontata dal sistema portuale italiano nel suo complesso. Sappiamo che c'è interesse cinese per gli scali italiani in alto Tirreno e alto Adriatico, ma noi dobbiamo anche ridefinire la funzione della portualità del centro e sud Italia. A Gioia Tauro, per esempio, il disaccordo tra i due soci impedisce praticamente l'utilizzo del terminal container".