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Il candidato della Lega Nord a Primocanale
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“Costa di più la gestione del Consiglio Regionale che tutti i soldi che la Regione ha speso per il turismo su tutto il territorio. Il turismo vale circa l'1% del bilancio regionale, il consiglio vale il 3-4%. E’ una cosa assolutamente insensata”. È il duro affondo che Edoardo Rixi, candidato alla presidenza della regione Liguria per la Lega Nord, riserva ai vertici di via Fieschi nell’intervista a Primocanale. Il vice segretario federale parla anche della divisione presente ad oggi tra bilancio della Giunta e quello dell’Assemblea. “Credo che questa come altre norme dovrebbero essere cancellate. È un'idea che viene dal passato in cui si voleva tutelare in qualche modo l'autonomia del Consiglio, che allora era giusto tutelare. Poi le spese sono esplose perché qualcuno ha voluto farle esplodere”.

Il discorso sul bilancio non si esaurisce qui. Rixi denuncia l’estrema complessità dei conti pubblici regionali e chiede maggiore trasparenza. “Bisogna poi iniziare a fare bilanci comprensibili. Non si capisce a cosa si riferiscono le voci, non è assolutamente comprensibile da parte dei cittadini che non riescono a capire con i soldi che loro pagano al fisco quali sono i servizi che vengono finanziati. Questa è una regola di correttezza e di trasparenza che deve valere per il consiglio regionale, per gli assessori, ma anche per le aziende partecipate”.

Il candidato della Lega Nord si sofferma anche sulle incognite legate alle alleanze nel centrodestra in vista delle Regionali. “Mi auguro sinceramente che Forza Italia rinsavisca e si vada tutti insieme, sul mio nome o sul nome di un altro ligure”, dichiara Rixi. “Credo fortemente nella possibilità di battere il centrosinistra in questa Regione, soprattutto partendo dai territori, dalle istanze territoriali. Ci vuole una persona che conosca bene il territorio e quelli che sono i reali problemi della Liguria”.

Nella lunga intervista a Primocanale, il vice segretario federale della Lega Nord affronta anche un tema delicato come l’abbandono di Genova da parte di molte aziende. “La prima questione è che a Genova dovremmo trasformare la Filse, la finanziata regionale, in un volano per le aziende, soprattutto per permettere che i brevetti dell'Iit vengano industrializzati sul nostro territorio, e quindi procedere non tanto sui finanziamenti ai macchinari ma al know-how. Penso a una Genova che possa investire in tecnologie ed in posti di lavoro”, afferma Rixi, che si sofferma su due aspetti: “non è più possibile, con fondi pubblici, finanziare aziende che delocalizzano in altre regioni”, e poi “dobbiamo incoraggiare le aziende che rimangono, anche defiscalizzando sotto alcuni aspetti”.

Legato al tema delle imprese che vanno via c’è il grande dramma della disoccupazione, soprattutto quella giovanile. Questo legame è rimarcato anche dal candidato leghista. "Senza aziende non c'è lavoro, senza nessuno che investe in Liguria non c'è lavoro, sia per i giovani sia per chi ha problemi a ricollocarsi. Innanzitutto bisogna iniziare a dialogare con altre aree che hanno lavoro e capitali”, spiega Rixi. “La Liguria è potenzialmente un'area che può attirare investimenti e interessi. Tutti quelli che vengono trovano però fatica e difficoltà a dialogare con le istituzioni locali e ad avere disponibilità di aree per poter investire. Sembra incredibile, ma in una città come Genova, dove la maggior parte delle aree industriali sono dismesse, si aspetta a riconvertirle in residenziali invece che metterle sul mercato come risposta a esigenze che potrebbero arrivare”.

In materia di aziende, c’è tutto l’ampio capitolo che riguarda la situazione delle società di proprietà pubblica e la loro possibile privatizzazione. “Credo che non ci sia un dogma: in questo paese si è andati da pubblicizzare tutto a rendere tutto privato. Bisogna capire cosa vuol dire privatizzazione. Credo ci siano alcune funzioni pubbliche che devono rimanere pubbliche, cioè le funzioni primarie: ad esempio l'acqua. Paesi dell'entroterra che fino a qualche anno fa non pagavano neanche l'acqua ora pagano 4 volte la bolletta rispetto alla città di Genova. Questo non è privatizzare, questo è estorcere denaro ai cittadini tramite le bollette gonfiate per cercare di concentrare il potere in mano a pochi”, dichiara il vice segretario federale della Lega Nord, che poi cita alcuni esempi di aziende pubbliche che ritiene non funzionino correttamente. “Datasiel ha sicuramente molti problemi, anche perché ha una connettività molto forte con il sistema sanitario, è il fornitore unico di software. È stata riempita di personale che non c'entrava assolutamente nulla, credo che debba essere ripensata, come altre aziende, per esempio Arte”.

Si passa così alla sanità, il tema più ingombrante e impegnativo della politica regionale. “In sanità spendiamo quasi il 75% del bilancio”, ricorda Rixi. “La mia idea è di una struttura alla francese, a partecipazione 60-40 tra pubblico e privato, dove il pubblico dev'essere un pubblico di eccellenza, che garantisce alta qualità di prestazioni e il libero accesso di tutti i cittadini. E poi una serie di convenzioni sul territorio, soprattutto nelle aree turistiche, per garantire ad esempio la presenza di un organico maggiore nei periodi estivi quando ci sono realtà ad esempio nell'imperiese dove la popolazione quintuplica: una cosa banale, ma la sanità ligure non ci ha mai pensato”.

Ma è sulla raccolta e lo smaltimento dei rifiuti che il candidato della Lega Nord riserva le critiche più feroci agli attuali vertici regionali. “Abbiamo un piano che definirei demenziale approvato nell'ultimo Consiglio regionale”, attacca Rixi. “Demenziale perché si è decretato di portare i rifiuti fuori dalla regione. Abbiamo un'azienda come Amiu che verrà smantellata e Iren vorrà venire qui da Torino a prendersi i rifiuti con i propri camion e i propri dipendenti, ovviamente a costi maggiorati rispetto a quanto pagano oggi i liguri. Inoltre questo fa anche sì che noi diventeremo sempre di più una regione non autosufficiente in nulla. La Paita – prosegue Rixi - non ha smentito il fatto che questo piano rischia di fare lievitare i costi ulteriormente. Tra l'altro in un'area, quella ligure, in cui i costi sono particolarmente elevati, soprattutto per le attività commerciali medio-piccole”.