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Così l'assessore regionale allo Sviluppo Economico
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Quale potrà essere lo sviluppo economico di Genova e la Liguria? A questa e altre domande ha risposto Edoardo Rixi, assessore regionale allo Sviluppo Economico, intervistato dal direttore di Primocanale, Luigi Leone. 

"La scommessa è riuscire a sbloccare la gestione di alcune risorse, che giungono in parte dall'unione europea, per rafforzare alcune settori che noi riteniamo strategici per la regione. In più, per la prima volta, sono stati inseriti all'interno dello sviluppo economico, anche i porti e la logistica. Il porto non è più visto solo come infrastruttura ma come distretto industriale che genera ricchezza e uno degli asset importanti per la nostra regione. Due le linee di sviluppo: massima trasparenza nella finanza pubblica e negli aiuti alle imprese. Stiamo introducendo criteri completamenti diversi per i nuovi bandi, riducendo del 50% i tempi di erogazione del denaro alle aziende. Vogliamo creare un volano sugli investimenti e rafforzare alcuni settori, tra cui quello delle nuove tecnologie, in particolare l'IIT".

Negli scorsi giorni c'è stato un accordo tra Comune di Genova ed Esaote, che andrà su ad Erzelli. E' un fatto, però, che questo villaggio ecologicio nel tempo è diventato più una speculazione edilizia che non un reale incubatore d'aziende. Su Erzelli cosa dirà la Regione, che tra l'altro ne ha ereditato la regia?
 
"Abbiamo ereditato un disastro. Questo progetto è nato come un villaggio tecnologico e si è trasformato in qualcos'altro. Il problema vero è uno: o c'è un vantaggio competitivo per andarsi a insediare in quell'area o nessun'azienda privata ci andrà. Il trasferimento dell'università sarà sufficiente solo se arriverà una serie di aziende. Possibilmente da altre regioni o nazioni. Si può fare, ma ci vuole una regia che individui un piano industriale, perchè se oggi Erzelli viene venduto a 2.600 euro/mq, nesssun'azienda è interessata, soprattutto per il timore di rimanere all'interno di un cantiere che potrebbe rimanere aperto per svariati anni e ritrovarsi isolati dal resto della città come è accaduto a Ericsson e Siemens. Ho fatto numerosi incontri e cominciato a ragione su Erzelli, dove una nuova scommessa è possibile, ma ci vuole un progetto industriale forte. Finchè non si sana questa ferita in città e nel mondo della tecnologica, ne risentirà l'immagine della città". 

Guardando alle altre province, quale saranno le linee del suo assessorato?

"Ritornare a dare un'identità ad ogni provincia. Ad Imperia stiamo cercando di dipanare il problema di Agnesi e di Colussi, per cercare di capire se un presidio industriale in quella zona possa rimanere. Non tutti i posti sono identitici. Su Savona la situazione è più complicata, vedi Tirreno Power. Lì si vanno ad aprire una serie di situazioni anche positive, come dimostra la Bombardier. Ma c'è da capire qual è il quadro su cui la provincia di Savona giocherà una sua importante carta nei prossimi anni. Spezia? Lì esiste un forte legame su cantieristica, porti, ma anche hi-tech. Ma è a Genova che si gioca la partita più importante. Io sono per tenere tutto l'esistente, non lasciare andare via nessuno. A Fincantieri il progetto del ribaltamento a mare è una scommessa fondamentale per salvaguardare posti di lavoro, ma anche mantenere la cantieristica a Genova nei prossimi 30-40 anni".

Ci sono aziende liguri che hanno partner particolarmente significativi, come i cinesi di Shangai Electric per Ansaldo Energia, la giapponese Hitachi, il fondo Mubadala per quanto riguarda Piaggio.Aero Industries. E' pensabile che vada a bussare a queste porte, proponendo a queste realtà altre occasioni in Liguria?

"Si può ragionare su questi fondi quando si ha delle armi per controllare questi fondi. Temo, ad esempio, il ridimensionamento di Piaggio Aeronautica e di Villanova d'Albenga. Su Ansaldo Sts vorrei capire quali sono gli indirizzi futuri. Bene le operazioni con fondi stranieri, purché accettino di rimanere all'interno della nostra filiera e del nostro sistema produttivo. Bene l'opportunità di questi fondi, ma in questo momento il nostro Paese non tutela le nostre industrie e le nostre aziende. La regione ha le compoetenze per piccola e media impresa. Sulla grande impresa, invece, abbiamo bisogno del supporto di un governo forte e credibile, come non è stato negli ultimi due anni, lasciando che gli investitori stranieri venissero a fare incetta di beni italiani, senza investire nel nostro Paese, ma anche provocando la fuga del nostro know how verso l'estero".

L'altro corno della sua delega quello relativo ai porti. C'è in ballo la fusione tra Genova e Savona e La Spezia-Marina di Carrara. Come valuta questa operazione? E sul porto di Genova: che prospettiva vuole, anche alla luce del fatto che prima o poi ci sarà da nominare il nuovo presidente dell'Autorità portuale?

"Temo che la riforma Delrio non superi i problemi strategici della portualità italiana. In realtà sostanzialmente accentra a Roma le nomine dei presidenti dell'autorità portuale. Nel provvedimento si legge che la ripartizione deve avere scopi di carattere sociale e di riequilibrio col Mezzogiorno: ma come si può incidere sul dissesto attuale dei porti con politiche di carattere sociale verso il Mezzogiorno? Non si capisce bene quale sia la politica portuale del governo. Sulla portualità genovese abbiamo bisogno di grossi investimenti infrastrutturali per eliminari i collassi di un sistema viario e ferroviario che rischia di imbrigliare l'economia del mare ma anche quella turistica".

Lei ha un assessorato che dipende dal buon livello di efficienza di alcuni suoi colleghi, in particolare Trasporti e Infrastrutture. È fresco il provvedimento della Commissione VIII del Senato che ha reinserito l'aeroporto di Genova tra quelli strategici nazionali. Se non se ne fosse occupato il senatore Rossi, il rischio è che la città finisse fuori da questa lista senza che nessuno battesse ciglio...

"Non è strano che se ne sia accorto il senatore Rossi, ma che non se ne siano accorti gli altri. Noi riteniamo che in questo momento sia fondamentale aumentare i collegamenti con l'esterno. Si fa fatica in questo momento a far capire la necessità di infrastrutturare la nostra regione. Con l'assessore Berrino stiamo lavorando per mettere un treno di collegamento per Roma Termini in tre ore. Stupisce che in passato le forze politiche precedenti non si sono mai confrontati su temi come questi".

Lo spirito di collaborazione tra voi e il governo è partito bene.

"Io sono come San Tommaso: finchè non vedo i risultati, vado d'accordo con tutti, ma non mi innamoro di nessuno. La prima promessa che il governo deve mantenere è quella di sbloccare il 4 agosto, quindi domani, il ribaltamento a mare di Fincantieri. Abbiamo detto esplicitamente che è una situazione strategica anche perché ciò crea una situazione di sinergia col Terzo Valico e ci permette di fare investimenti anche su questa area. Questo è prioritario, come è lo sgombero di parte delle aree Ilva, dove sarebbero pronte a insediarsi già 17 aziende. Il problema di questa regione è che crea poca occupazione e poca ricchezza. Se si risolve questo problema, sono pronto a dire bravo al governo, ma bisogna dare una svolta".

In chiusura: sulle aree Ilva il problema sono gli appetiti dei soliti noti genovesi e non solo.

"Appetiti più ce ne sono, meglio è. La paura mia è che si mettano tanti veti trasversali e che tutto resti bloccato. É un po' come quello che è successo sui fondi europei: non mi interessa a chi vanno i fondi, ma credo sia un crimine restituire anche solo un euro all'Europa senza investirlo. Abbiamo bisogno di non far scappare le nuove generazioni che abbiamo formato a fatica e che oggi sono costretti ad emigrare per lavorare".