“Così non si può continuare. La Lega di Serie A non può far finta di nulla. I presidenti devono rivedersi al più presto e rivalutare la posizione. Rischiamo il commissariamento della Figc”. “Er Viperetta” ha dato il suo morso. In altri momenti, e su altri argomenti, magari si potrebbe dire che il presidente della Samp, Massimo Ferrero, ha tenuto fede al suo soprannome. E ha intriso le parole nel veleno. Nella circostanza, invece, di velenoso non c’è proprio un bel niente. Solo buon senso. Quello avuto, finora, da pochi altri suoi colleghi e da tutti coloro che alle parole razziste di Carlo Tavecchio sono insorti, giudicando il candidato più forte alla presidenza della Federcalcio assolutamente inadeguato al ruolo. L’amministratore delegato del Milan Adriano Galliani, invece, lo difende: parla di frase infelice sì, ma secondo lui la cosa dovrebbe finire lì.
Galliani ha certo una lunga esperienza con personaggi che la sparano brutta, ma il fatto che Tavecchio si sia scusato e ci abbia almeno risparmiato la frase canonica (“sono stato frainteso”) non lo pone comunque in condizione di poter continuare ad essere il presidente in pectore della Figc. Grazie a lui stiamo facendo una pessima figura a livello planetario e il suo insistere nel voler conquistare la poltrona più prestigiosa del nostro calcio rende il parallelo con Silvio Berlusconi molto meno ardito di quanto possa apparire.
Anche qui, inutile girarci intorno: la questione si è fatta politica. E la politica deve muoversi con decisione. Ci sono state prese di posizione di ogni genere, è vero. Ma è acqua fresca. La politica non può e non deve consentire che quel gentiluomo alla rovescia possa prendere il timone della Figc. Renzi finora ha manifestato il proprio malumore ma si è tenuto da parte per rispetto verso l’autonomia e l’indipendenza dello sport. E dicendosi rappresentato dal presidente del Coni, Giovanni Malagò.
Ma se quella autonomia e quella indipendenza devono partorire Tavecchio presidente della Figc vuol dire che sono malissimamente utilizzate. Siamo tutti sufficientemente svegli per capire che se Galliani si esprime in quel modo vuol dire che quella è la posizione di Berlusconi e che per questa ragione Renzi – il quale con l’ex Cavaliere è sceso a patti su altre questioni politico-istituzionali – può avere qualche difficoltà a prendere il pallino in mano. Ma lui che s’è proposto come rottamatore e innovatore può accettare che Tavecchio vada avanti, oltretutto con il viatico di quella frase di irripetibile razzismo? Non può e soprattutto non deve.
Quindi, il premier dica chiaro e tondo che Tavecchio non può rappresentare il nostro calcio, perché il calcio è anche una vetrina sul mondo del Paese. Questa non è ingerenza, è ciò che il capo del governo deve semplicemente fare in una situazione del genere. E di fronte allo stomachevole spettacolo offerto dalla maggioranza (finora) dei presidenti delle società. Del resto, non è che poi deve mettersi lui a scegliere chi candidare al posto di Tavecchio. Invece, il rischio paventato da Ferrero – “qui finisce con la Figc commissariata” – in realtà potrebbe essere una buona idea da girare a Malagò.
politica
Renzi rottami Tavecchio, c'è la faccia del Paese da salvare
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