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Un incontro di oltre un'ora le cui conclusioni portano a ritenere che dal colloquio è emersa da parte del premier Matteo Renzi una rassicurazione sulla durata della legislatura. Questa è l'estrema sintesi dell'ennesima salita al Colle del presidente del Consiglio in un momento complesso per il percorso delle riforme e dopo le fibrillazioni scaturite nei partiti a causa dei risultati delle elezioni regionali di domenica scorsa. Un incontro al quale non a caso ha partecipato anche il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi e che segue di 24 ore quello che il il presidente Napolitano ha avuto ieri con Anna Finocchiaro, relatrice del provvedimento di riforma della legge elettorale.

Colloqui che sembrano confermare anche l'intenzione del premier di chiudere il più velocemente possibile la questione dell'Italicum e del nodo del Senato con l'introduzione di una sorta di clausola di salvaguardia. Una soluzione in tempi rapidi che da tempo chiede anche il presidente della Repubblica. La nota diramata dal Colle al termine del colloquio a tre tra Napolitano, Renzi e la Boschi è esaustivo e fa ben capire sia le preoccupazioni del Colle sulla tenuta della legislatura che le rassicurazioni del premier sulla volontà di andare avanti in un percorso riformatore rapido e condiviso.

"Durante il colloquio - si legge nel comunicato del Quirinale - è stato ampiamente esposto il percorso che il governo considera possibile e condivisibile con un ampio arco di forze politiche per quello che riguarda l'iter parlamentare dei due provvedimenti fondamentali già a uno stato avanzato di esame - legge elettorale e legge costituzionale per la riforma del bicameralismo paritario - i quali sono incardinati per la seconda lettura. Un percorso che tiene conto di preoccupazioni delle diverse forze politiche, soprattutto per quanto riguarda il rapporto tra legislazione elettorale e riforme costituzionali". Una frase, quest'ultima, che chiarisce quanto sia sotto la lente del Colle anche la soluzione da individuare per rendere l'Italicum funzionante in tutte le sue parti e usabile - naturalmente solo come ultima ratio - anche prima del completamento della riforma del bicameralismo paritario.