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Rivelazione ieri sera a Liguria Today su Primocanale
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Lo schema di retribuzione di presidente, assessori e consiglieri regionali così com’è stato concepito – una parte come indennità e un’altra come rimborso spese chilometrico forfettario – aveva la finalità di far pagare meno tasse ai componenti dell’assemblea regionale. Lo ha rivelato il direttore di Primocanale Luigi Leone, ieri sera durante la trasmissione Liguria Today, citando come fonte “un ex consigliere regionale che però desidera rimanere anonimo”.

In particolare, come si può evincere dalle tabelle allegate (fonte sito della Regione Liguria), l’indennità ammonta per tutti a 8.880 euro lordi mensili, cifra che rappresenta l’imponibile su cui i componenti dell’assemblea regionale pagano le tasse, mentre c’è poi una parte variabile denominata “rimborso spese di esercizio del mandato” che varia da un massimo di 4.484 euro al mese fino a un minimo di 2.220 euro mensili. Sono cifre forfettarie: la prima riconosciuta al presidente del consiglio e della giunta regionali, la seconda ai consiglieri senza incarico. Per vicepresidenti, assessori e consiglieri con incarico, si va da un massimo di 4.484 euro mese per chi è distante da Genova più di 84 chilometri, a un minimo di 2.2775 euro al mese se la distanza è fra zero e 25 chilometri.

La questione è rilevante perché riconduce allo scandalo “spese pazze” che ha visto la legislatura chiudersi con 27 fra consiglieri e assessori indagati, fra i quali alcuni già condannati. La quota di retribuzione vestita da rimborso spese, infatti, è andata a scontrarsi con l’assegnazione di un fondo spese ai gruppi consiliari per la loro attività politica: perché, al netto delle paghe del personale, se già lo “stipendio” dei consiglieri prevede forfettariamente la partecipazione dell’ente agli oneri dei consiglieri per la loro attività? La risposta plausibile è, appunto, quella che in realtà lo spacchettamento della paga dei consiglieri aveva come origine la volontà di pagare meno tasse.
A questa affermazione-domanda, Gianni Plinio (Fratelli d’Italia), ex presidente del consiglio regionale, ospite in studio con Giovanni Lunardon (Pd) e Massimiliano Milone (Sel-Rete a sinistra) ha risposto: “Non sono a conoscenza di questa cosa”. Ma poi, è sbottato: “Io so soltanto che già nel 1995 proposi una legge regionale che riordinasse completamente la materia, combattendo i rimborsi farlocchi e in generale lo sperpero o il cattivo utilizzo di denaro pubblico. Sapete quanti voti ottenne quella mia iniziativa? Uno, il mio. Non disse sì neppure il mio collega di partito”.

Ovviamente ignari della questione, anche per banali ragioni anagrafiche e per non aver mai seduto nell’assemblea regionale, si sono dichiarati sia Lunardon sia Milone, i quali – con lo stesso Plinio – hanno tuttavia assunto preciso impegno “di modificare la situazione come primo atto della nuova legislatura”. Un po’ tutti i partiti, del resto, hanno nel loro programma l’azzeramento (o la riduzione) del fondo spese ai gruppi e la riduzione del compenso ai consiglieri, equiparandolo a quello del sindaco capoluogo. Dopo le elezioni del 31 maggio, si vedrà se e come alle parole seguiranno i fatti.