politica

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I proverbi, per definizione, sono perle di saggezza popolare. Uno sembra calzare alla perfezione a questa vigilia di elezioni regionali in Liguria: “La gatta frettolosa fece i gattini ciechi”. La gatta in questione è Raffaella Paita da una parte, ma anche il Pd dall’altra. Tutti contagiati dal virus renziano della velocità. Degenerato, appunto, in frettolosità.

Tutto comincia quando Claudio Burlando annuncia con quasi due anni di anticipo il proprio disimpegno e quasi contestualmente, a smentire quello stesso disimpegno, designa Paita come successore. Lei si avventa sull’eredità con la grinta di cui è capace una energica e ambiziosa quarantenne. Si candida rapidamente alle primarie, segue il suo pigmalione politico come una madonna pellegrina in ogni anfratto regionale a caccia di consensi, vara una Leopolda in salsa ligure poco sobriamente intitolata “Galactica” e si prende le deleghe alla Protezione civile (erano in capo a Renata Briano, nel frattempo migrata all’Europarlamento).

Se non è controllata e ipertecnologica come quella di una Ferrari, la velocità tradisce una fretta che, si sa, è cattiva consigliera. Così, Paita e Burlando dimenticano – o fanno male i conti – che Protezione civile significa gestione del ciclo dei rifiuti, e già questa è una bella grana, ma soprattutto gestione di un dissesto idrogeologico che a Genova si traduce in rovinose alluvioni. La frittata si compie nella tragica notte fra il 9 e 10 ottobre scorsi, non annunciata da alcuna allerta. Ci sono una vittima, milioni di danni e un clamoroso tilt del sistema di Protezione civile regionale, con a monte l’incredibile errore delle previsioni meteo dell’Arpal. Mentre tutti sono ancora a farsi gli affari propri, solo Primocanale è in diretta anche dal Bisagno che esonda, assicurando quel servizio pubblico di informazione ai cittadini come sempre dal G8 in poi. Nelle 48 ore successive Paita sparisce dalla scena pubblica, custodita sotto teca, e la faccia ce la mette Burlando, il quale non colpisce i dirigenti che hanno sbagliato, ma offre come capro espiatorio il modello matematico utilizzato dall’agenzia regionale per dire se pioverà.

Parte l’inchiesta giudiziaria, ma la fretta è ancora il motore di ogni azione. Al punto che Paita e Burlando vorrebbero le primarie la settimana prima di Natale, con le macerie dell’alluvione ancora visibili. Solo l’impuntatura dei vertici locali del partito provocano lo slittamento in gennaio. Con il Pd nazionale che media, senza valutare di essere sistematicamente messo di fronte al fatto compiuto dagli alfieri autoproclamati del renzismo ligure. Se quella romana sia solo indifferenza non è dato certo, ma diventa complicità quando scoppia la rogna delle primarie inquinate dal voto del centrodestra e da una frotta di elettori “anomali”, compreso qualche personaggio compromesso con inchieste sulle infiltrazioni mafiose.

Sergio Cofferati, che contendeva a Paita la candidatura, se ne va dal partito sbattendo la porta e pronunciando parole di fuoco. Ne nasce un caso politico e mediatico che tiene banco per giorni in tutto il Paese, ma l’ipotesi di annullare la competizione non è neppure presa in considerazione. La risposta romana è sprezzante, si cancellano quattromila voti farlocchi e si va avanti. E’ la solita fretta. Paita prova a declinarla con una seconda convention elettorale, stavolta finalizzata al programma, il cui slogan è “GenoVa veloce”. In questa ubriacatura da tachimetro impazzito, tutti dimenticano la questione alluvione. Meglio, si rievoca solo per promettere di voltare pagina nella gestione del territorio. L’inchiesta, invece, sembra una cosa lontana, sterilizzata da otto ore di interrogatorio come testimone, durante le quali Paita ritiene di aver fornito ogni spiegazione possibile su quanto avvenne nella sciagurata giornata-notte del 9 ottobre.

Mi capitò di scrivere che doveva contemplarsi l’eventualità di un avviso di garanzia a suo carico. Non lo ricordo per fare una sterile citazione autoreferenziale, ma per dire che non occorreva uno scienziato per immaginare che l’ipotesi stava in campo, considerando la piega presa dalle indagini (e al netto dell’esito finale del procedimento penale). E qui arriviamo a Paita candidata in pole per la vittoria e indagata. Un autentico terremoto per la competizione elettorale. Con il Pd tutto che, a questo punto, è costretto a rinnovarle la fiducia. A un mese e mezzo dall’apertura dei seggi appare una scelta inevitabile: cambiare cavallo ora significherebbe fare un danno principalmente al partito, obbligarlo alla resa di fronte ai propri errori. Magari qualcuno sarebbe anche tentato finalmente di prendersi quell’attimo di respiro in cui misurare accadimenti e azioni. Ma è tardi. Ormai, meglio indossare l’elmetto e combattere. Toccherà a Renzi, già domenica prossima a Sanremo (se l’evento sarà confermato), provare a tenere il punto in modo convincente. Quanto la vicenda peserà sull’esito elettorale nessuno lo può prevedere. Però la ferita dell’alluvione è aperta e si può immaginare che Genova non rimarrà del tutto indifferente.

Finora nessuno ha tirato fuori pubblicamente l’argomento della “giustizia a orologeria”. E’ un buon segno. Di rispetto verso i magistrati e verso i genovesi colpiti dal disastro. Nel segreto delle stanze, però, se ne parla. E in effetti non si può non rilevare come sia tanto “casuale” la casualità dell’avviso di garanzia recapitato all’indomani della visita a Genova del premier Matteo Renzi. E’ anche vero, però, che in tutta questa storia ognuno ha seguito i propri tempi: come si potrebbe, allora, rimproverarli alle toghe?

Meglio aggrapparsi al principio dell’atto dovuto, alla “comunicazione giudiziaria” come strumento di garanzia e non di “condanna preventiva”. Gli stessi antagonisti di Paita, con l’eccezione dei Cinque Stelle e della loro candidata Alice Salvatore, giocano a fare i garantisti. Ma qui la ragione sembra essere anche quella indicata da un altro proverbio: “Cane non mangia cane”. Fra spese pazze, caso Tirreno Power a Savona e alluvione, l’assemblea regionale chiude il proprio ciclo amministrativo con 30 indagati su 40 componenti. Probabilmente un record. Per la serie: chi può scagliare la prima pietra? Povera Liguria, come ti hanno ridotta.