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L'analisi dopo il voto del senatore di Liguria Civica
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All'indomani della vittoria del no al referendum costituzionale, il senatore Maurizio Rossi - intervistato dal direttore Giuseppe Sciortino - fa un'analisi della situazione in seguito alle dimissioni del premier Matteo Renzi e delle conseguenze che il voto produce sulla politica locale e nazionale.

Come commenta il voto del No a Referendum, 60% a 40%?

“Innanzitutto hanno vinto i cittadini, non ha vinto questo o quel partito. Il comitato del No era molto misto. Io stesso questa estate mi espressi per il No, per una ragione specifica, molto tecnica: la Liguria avrebbe contato sempre meno se avesse vinto il Sì. Saremmo passati da 8 senatori su 300 a 2 su 100, esattamente come la Valle d'Aosta che con 150 mila abitanti passava da 1 su 300 a 2 su 100. Come Trento e Bolzano, che avrebbero avuto 2 senatori su 100 a testa, quando oggi ne hanno 1 a testa su 300. Quattro senatori a Trento e Bolzano. Chiedetevi perchè il Trentino è una delle regioni dove ha vinto il Sì. Perchè loro con 16 voti al senato hanno ricattato Renzi e gli hanno detto due cose: primo, che avrebbero voluto contare molto di più; e secondo, che l'abolizione del titolo del titolo V non riguarda le Regioni a statuto speciale, che sono quelle che prendono più soldi e che praticamente restavano fuori. Io questo non l'ho mai accettato, sinceramente è una posizione che non condividevo. Sono molto preoccupato della situazione, perché qui non c'è da dire chi ha perso o chi ha vinto ma c'è da salvare l'Italia. È una situazione molto complicata. Credo sia significativo che già oggi, io, indipendente, abbia ricevuto diverse telefonate per sapere domani dove sono perché qualcuno mi vuole parlare. Chissà cosa vogliono dirmi".

In mezzo c'è la legge di stabilità: cosa succederà adesso?

"Altro punto molto delicato. Bisogna capire innanzitutto che cosa dirà adesso il presidente Mattarella. Probabilmente inviterà Renzi ad andare avanti fino a quando non si approverà la legge di stabilità. Ma con un governo così debole, ho paura che ora diventi l'assalto alla diligenza perché tutti pensano di contare, e il rischio è che vengano fatti tantissimi emendamenti dalle diverse parti politiche che si sentono già parte di una maggioranza di domani, di un cosiddetto governo tecnico - sì, tecnico, ma che ha bisogno dei cosiddetti voti dei parlamentari per far passare le leggi".

Come giudica il discorso finale di Renzi e la sua uscita da palazzo Chigi?

"Su questo ho un'idea molto precisa, Renzi ieri ha parlato come presidente del Consiglio, con dietro il logo della presidenza del Consiglio. Attenzione, lui se ne va da palazzo Chigi, ma non ha ancora parlato da segretario del Pd. Questo è il punto fondamentale sul quale io credo che si giocherà il futuro del Parlamento, delle nuove leggi, della legge elettorale. Vi porto un esempio: se fosse una società, uno può dare le dimissioni da Ad, ma se resta l'azionista di maggioranza? Renzi resta l'azionista di maggioranza del Parlamento sia per i numeri che ha alla Camera sia per quelli che ha al Senato. Tutti gli altri partiti riescono a fare un accordo al Senato senza il Pd o con una sola parte di questo? Secondo me ne vedremo delle belle e Renzi oggi è in pole position per decidere chi sarà il prossimo presidente del Consiglio, magari insieme a Berlusconi".

Ma Renzi ha detto che passa il campanellino nelle mani del prossimo presidente del Consiglio...

"Ha detto che lo lascia alle forze del No che hanno vinto il referendum. Ha anche detto che ora facciano delle proposte quelli del comitato del No, sapendo benissimo che è molto complicato fare un accordo che riesca a formare un governo per cambiare la legge elettorale. Ora la Lega e il M5s urleranno che si vada a elezioni: questo personalmente non lo condivido, è vero che esiste il 'consultellum', ma due sistemi completamente diversi alla Camera e al Senato sono troppo, non esageriamo. I cittadini hanno votato per il sistema bicamerale, adesso serve una legge che possa garantire di governare con il bicameralismo. Non sono le leggi attuali che lo possono garantire, quindi si deve fare una nuova legge elettorale, ma chi può andare a fare una nuova legge elettorale? È chiaro che conteranno i voti del Pd, su questo non c'è dubbio. E il segretario del Pd è Renzi, che fa finta di scordarselo, ma lo sa benissimo. La sua è una provocazione, sta continuando a giocare".

Nella prossima primavera si vota in tanti comuni d'Italia e tra questi il più importante è Genova. Cosa cambia alla luce del risultato del referendum?

"È molto problematica per il Pd questa situazione. Immaginiamo che si voglia scegliere a Genova un candidato di sinistra per tenere compattato il partito. Ma se Renzi da qui a marzo vuole fare un'epurazione e buttare fuori tutti quelli che gli hanno fatto la guerra per tenersi il suo partito o magari crearne uno più allargato, considerando comunque che lui ha preso un 40%, come si fa a Genova a scegliere un collegamento tra l'ala renziana e quella a sinistra del Pd? E allora chi sceglie il candidato? Questo, per chi va alle elezioni a Genova e nelle altre citta creerà, grossi problemi all'interno del partito e forse creerà un vantaggio per il M5s, che quasi sicuramente andrà al ballottaggio, e una grossa possibilità anche per il centrodestra che con Toti ha già vinto in Regione e in Comune a Savona".