Venti miliardi di euro dei cittadini/contribuenti alla Rai: è questo il costo della nuova concessione che il Governo, nel silenzio generale, sta per rilasciare per dieci anni di "servizio pubblico". Ma, unico caso in Europa e forse al mondo, non è stato definito contestualmente alla concessione che cosa sia il servizio pubblico, quali programmi, quanti debbano essere i canali tv e radio, quante le redazioni giornalistiche, il piano delle news, quello industriale. Tutto demandato ad atti futuri.
Sono stato in Commissione il relatore di minoranza del parere su questa nuova concessione, ho provato a modificarla, ma qualsiasi mia osservazione è stata resa inammissibile o bocciata.
Ma che cosa dicono i partiti della Rai? Parte del Pd sostiene che non rispetta la par condicio tra i candidati delle primarie. Un’altra parte del Pd vuole far fuori il dg che fu scelto da loro. I 5 stelle minacciano di invitare i cittadini a non pagare il canone dopo il “caso Report”. La Lega propone di privatizzare due canali. Forza Italia giura che la Rai svende la pubblicità massacrando il mercato.
Insomma, tutti si lamentano di questo servizio pubblico, ma nulla cambia. È il modello tutto italiano: quello di difendere gli interessi del concessionario e mai quelli dei cittadini.
Ho vissuto questa storia in prima persona e con grande tristezza devo prendere atto che questa è l'Italia: il Paese degli "inciuci" da destra a sinistra, dal patto del Nazareno tra Pd e Fi al patto della Rai 2017 tra Pd e Cinque Stelle, sempre e rigorosamente con i soldi dei cittadini che devono pagare, tacere e non chiedere mai che cosa gli venga fornito, in cambio di quanto gli viene prelevato forzosamente dal portafoglio.
Dalle altre parti non è proprio così: l'Inghilterra, che ha appena rinnovato la concessione, la nuova Royal Charge alla Bbc, modifica sostanzialmente la vecchia concessione; la Francia ha tolto da anni la pubblicità dai suoi canali pubblici; la Germania consente ai suoi canali solo qualche spot, pochissimi, fino al massimo alle ore 20.00 e su internet limita moltissimo gli investimenti e non inserisce assolutamente pubblicità per non creare distorsioni del mercato. In Spagna poi il sistema pubblico è leggero, misto pubblico/privato come in molte parti d'Europa. Tutte le nazioni hanno al massimo cinque canali e un'unica redazione.
La televisione pubblica è, purtroppo, lo specchio di un Paese e non è quindi un caso che l'Italia sia al 61esimo posto nel mondo per corruzione, penultimi in Europa e al 77esimo posto per la libertà di stampa, fanalino di coda dell'Europa. Possiamo solo prendere atto che questa nuova concessione conferma un Paese che non vuole cambiare, irrecuperabile dall'interno.
C'è solo da sperare in un intervento della Commissione europea che contesta al nostro Paese proprio il sistema con cui si prorogano o si affidano le concessioni.
Europa pensaci tu!
*senatore, componente Commissione vigilanza Rai
politica
Rai, nuova concessione: lo specchio di un Paese
Tutti si lamentano del servizio pubblico ma nulla cambia
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