cronaca

La sua versione non ha convinto gli inquirenti
2 minuti e 40 secondi di lettura
È stato arrestato per tentato omicidio su disposizione del sostituto procuratore genovese Maresca il padre della ragazzina accoltellata domenica all'addome e agli arti. L'uomo, un ecuadoriano pregiudicato per maltrattamenti in famiglia, è stato arrestato durante la notte al termine di un lungo interrogatorio durante il quale è caduto più volte in contraddizione.

"Non conosciamo ancora il movente, non sappiamo il motivo per cui il padre ha accoltellato sua figlia", ha detto il procuratore capo Francesco Cozzi. La polizia scientifica ha rilevato sangue su alcuni abiti sequestrati nell'abitazione di Lavagna.

L'uomo si trova in isolamento nel carcere di Marassi in attesa dell'interrogatorio per la conferma dell'arresto, poi potrebbe essere trasferito a Pontedecimo dove esiste la sezione riservata ai "protetti", coloro che sono accusati di reati contro donne e minori.

La ragazzina è stata colpita da due coltellate gravi, fra cui una all'addome, e da numerosi altri fendenti in più parti del corpo. A trasportare la dodicenne ferita in ospedale con un furgone è stato un amico del fermato: la sua posizione è al vaglio degli inquirenti.

La ragazzina, 12 anni, è stata ferita gravemente all'addome con una coltellata. Il fatto sarebbe accaduto a Genova Teglia, secondo quanto riferito dal padre. In ospedale ha subito un delicato intervento chirurgico per suturare anche ferite da arma da taglio agli arti. Il padre è un edile ecuadoriano di 40 anni, padre di 5 figli e con un precedente per maltrattamenti alla moglie: la sua testimonianza non ha convinto gli investigatori.

Sulle cause di quanto accaduto c'è ancora mistero. Il padre, sentito dalla mobile e dal pm Marcello Maresca, ha detto che la figlia è rimasta ferita mentre lui litigava con un uomo a un distributore di benzina in via Teglia, dove però non sarebbero state trovate tracce di sangue. Agli inquirenti ha detto che la figlia ferita è arrivata domenica a Genova dalla Spagna a bordo dell'auto di un amico: "Mia moglie vive in Ecuador", ha spiegato. Il quarantenne però non è riuscito a spiegare perchè la ragazzina sarebbe stata portata a Teglia, come lui ha detto, in Valpolcevera, e non a Lavagna, nel levante, dove lui vive. Da verificare anche la descrizione dell'accoltellatore, definito genericamente "un africano, forse marocchino".

Non chiari i motivi della presunta lite. Insospettisce anche il fatto che la ferita sia stata trasportata portata in ospedale, a quanto pare a bordo dell'auto di un amico, qualche ore dopo il ferimento: "Mi sono accorto solo a casa che perdeva sangue", avrebbe detto il padre. Infine, appare incongruente che la ragazzina, alta 1 metro e 50 centimetri, presenti ferite soprattutto nella parte bassa del corpo, nonostante il suo aggressore sia stato descritto come un uomo alto 1 metro e 80 centimetri.

Trapela intanto che nelle prime ore dell'interrogatorio di domenica pomeriggio per costringe l'uomo a indicare il punto esatto dove a suo dire sarebbe stato aggredito da un nordafricano, aggressione in cui, sempre a suo dire, la figlia sarebbe rimasta ferita, i poliziotti della squadra mobile lo hanno invitato a localizzare con precisione il luogo attraverso l'app di street view di Google Map. Ma nel luogo indicato non sono state trovate tracce di sangue.