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Le parole del patron e quanto Controcalcio sostiene da un anno
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Sarebbe fin troppo facile, adesso, rimarcare quel che qui si era detto un anno fa, ovvero come fosse stato errato riprendere Cassano alla Sampdoria; a maggior ragione riprenderlo dopo il Vojvodina, quasi fosse un antidepressivo di massa; riprenderlo infine dopo che Zenga in due interviste nero su bianco si era esposto in senso contrario, lasciando quindi solo il mister di fronte all'impopolarità. A poco vale però guardare al passato, specie in un presente ricco di spunti positivi, dal buon precampionato alla vittoria di Empoli agli innesti stranieri interessanti.

Né qui rileva prendere con sollievo atto di come lo stesso Ferrero, cui mai sono stati fatti sconti su altri aspetti del modo di interpretare il suo ruolo, abbia nei fatti inteso come la posizione presa un anno fa da Primocanale.it e Controcalcio su Cassano, la sua stessa di oggi, fosse dettata da un obiettivo interesse positivo per la causa blucerchiata. Nessuno qui parte da un'idea per adattarvi i fatti, ma piuttosto analizza i fatti per formarsene un'idea. Sempre costruttiva.

Per guardare al futuro, tuttavia, occorre rapidamente sminare il terreno da quel che Cassano oggi rappresenta. Giunta la crisi al punto più acuto, con la messa fuori rosa da una parte e i messaggi obliqui, fra un tweet e una foto, diffusi dall'altra, si tratta ora di capire come uscirne al meglio, nell'interesse di tutte le parti – società, squadra, giocatore – e soprattutto per il bene della Sampdoria.
Non conta molto se davvero la scintilla sia stata l'alterco post derby con Romei, o non piuttosto la persistenza delle controindicazioni extracalcistiche di un fuoriclasse mai comodo come termine di confronti per presidenti, allenatori, compagni.

Fatto sta che oggi i margini di ricomposizione sembrano, e probabilmente sono, nulli. Ma è proprio l'impossibile il terreno di gioco preferito dei due contendenti, che potrebbero uscirne a sorpresa con una mossa bonificante e distensiva. Difficile pensare a una riammissione sul modello di quella che, nel gennaio 2013, aveva riguardato Palombo, mesi prima escluso per altre ragioni. Sarebbe una retromarcia che la società difficilmente si potrebbe permettere, conferendo di contro un potere smisurato al giocatore.

Altrettanto arduo pensare che Cassano, forse il calciatore di maggior talento puro mai visto al Doria dall'avvento della tv a colori, possa alfine pacificamente adattarsi al ruolo di riserva di lusso, carta di emergenza adatta a scardinare i finali di partite complicate, che pure gli sarebbe confacente. Non è però ragionevole, né realistico e soprattutto decente, pensare a un anno intero di separazione in casa, un anno magari costellato da tweet e foto allusive, nell'amplificazione di eventuali turbolenze di classifica.

Quando ci si è spinti troppo in avanti, cosa che hanno fatto i duellanti, occorre fare passi indietro e farli insieme. Per come si sono messe le cose, nessuno può vincere davvero, a meno di farlo sulla pelle della Sampdoria. Ci si adatti a un pareggio, a una mezza sconfitta per tutti magari, ma lo si faccia presto. Si ragioni su una possibile risoluzione anticipata, sui relativi termini economici, con la destinazione di Chiavari già più che delineata nelle parole dello stesso presidente albiceleste Gozzi.

Conviene a Cassano, a 34 anni, stare fermo una stagione intera? Conviene alla Sampdoria tener ferma a lungo, al “Mugnaini”, una bomba a orologeria pronta a deflagrare mediaticamente al primo risultato negativo? Ci sono 800mila buone ragioni, in euro, per trovare una soluzione.

Per guadagnarci davvero, ognuna delle parti deve rimetterci qualcosa. Confrontandosi nel concreto, non senza prima convenire il disarmo bilaterale delle parole in libertà dette in favore di telecamera o digitate su uno smartphone. Sia la Sampdoria che Cassano meritano qualcosa di meglio di questa recita in cagnesco. Che prima finisce e meglio è.