salute e medicina

La domanda di Dica 33
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 Quali sono le tecniche usate per l'intervento di ernia inguinale? di Marco da Savona.

Risponde il Prof. Ezio Gianetta Ordinario di Chirurgia Direttore Clinica Chirurgia 2 Ospedale Policlinico San Martino, Genova





La chirurgia vera e propria dell’ernia inguinale, basata cioè su concetti anatomici e funzionali, nasce in Italia, a Padova, nella seconda metà dell’800.
Da allora molte tecniche sono state proposte e utilizzate nel mondo, aventi tutte, chi più e chi meno, il difetto di eseguire la “plastica” del canale inguinale per trattare l’ernia utilizzando e mettendo “sotto tensione” i muscoli della parete addominale.
Questa tensione, oltre a essere causa di dolore e di ripresa dall’intervento lenta, era anche il fattore determinante della “recidiva” e cioè della ricomparsa dell’ernia. La percentuale di tale evenienza, nella letteratura, variava dl 5 al 15 per cento, se non di più.


Tali tecniche vengono attualmente utilizzate solo sporadicamente e con indicazioni ben precise perché, a partire dalla fine degli anni ’80 del secolo scorso, sono state sostituite da tecniche che utilizzano le famose “retine”.


In pratica la rete viene utilizzata per eseguire la “plastica”, la posizione dei muscoli non viene modificata e quindi si elimina o riduce al minimo la “tensione”, con il risultato che la sintomatologia dolorosa postoperatoria è modesta, la ripresa della propria attività è rapida e la possibilità della “recidiva”, nelle casistiche dei centri dedicati, ridotta a meno dell’uno per cento. Nelle linee guida nazionali si considera accettata una incidenza di recidiva fino al 2 per cento.


E’ possibile quindi che un’ernia inguinale operata possa recidivare, anche con le tecniche attuali, ma tale evenienza la definirei rara