cronaca

Ogni notte pagavano fino a 300 euro, 17 arresti
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Da venticinque a trentacinque euro a corsa a tariffa forfettaria e senza ovviamente far partire il tassametro per accompagnare il pusher dal cliente. In certe notti i tassisti coinvolti nell'indagine 'Taxi driver', che si è chiusa oggi con 17 ordinanze di custodia cautelare (di cui 14 in carcere) e trenta indagati a piede libero, riuscivano guadagnare anche 300 euro esentasse.

Talvolta la cessione della cocaina avveniva direttamente all'interno del taxi e in qualche caso erano gli stessi tassisti a mediare la comunicazione con il cliente. L'indagine dei carabinieri della compagnia Centro del maggiore Marco Comparato e coordinata dal procuratore aggiunto Francesco Pinto era partita quattro anni fa grazie a una fonte confidenziale in cui si diceva che un tassista accompagnava i pusher a casa dei clienti.

Nel corso dell'indagine 12 persone erano state arrestate in flagranza di reato. Tre i tassisti che sono finiti ai domiciliari mentre altri due sono indagati a piede libero. Gli arrestati sono Maurizio Raseto, 57 anni, incensurato e suo figlio Matteo di 28 anni oltre a Federico Bottino, 55 anni, che ha qualche precedente di polizia. La custodia cautelare in carcere è stata eseguita per Kadhy Diallo, 27 anni originario della Mauritania, Babucarr Jaw, 35 anni nato in Gambia (40), Becam Bla, 26 anni del Gabon come Freddy Fall di 31 anni, Cire Ababacar Diallo, Gabon, 28 anni, e Veni Diop, Gabon, 35 anni.

In manette anche il senegalese Ndeunde Seck, 32 anni. Tutti hanno precedenti di polizia e alcuni si trovano già in carcere per altri reati. Per altri 6 stranieri l'ordinanza firmata dal gip Baldini non è stata eseguita visto che nel frattempo sono andati via dall'Italia. "Questa operazione - ha detto il procuratore capo Francesco Cozzi - si inquadra nelle numerose attività di polizia giudiziaria riguardanti il traffico illecito di stupefacenti soprattutto in centro storico ma questa volta anche nel ponente della città".

LE INTERCETTAZIONI

 "Però bisogna stare un po' attenti. Te l'ha raccontata poi quella dei carabinieri tuo padre?". In una delle tante conversazioni intercettate dagli investigatori emergono chiaramente le preoccupazioni dei tassisti che erano consapevoli di quel che stavano facendo. Da un lato avvisavano gli spacciatori dell'eventuale presenza di forze di polizia o effettuavano particolari tragitti per eludere i posti di controllo, dall'altro temevano di finire sotto indagine.

In particolare Maurizio Bottino parlando con Matteo Raseto il 15 marzo del 2015 gli racconta di una convocazione che alcuni di loro avevano ricevuto dal comando provinciale dei carabinieri: "Ufficialmente stanno convocando pian piano quelli che il 20 erano di lavoro lì a San Giuliano per l'identikit di una donna scomparsa - dice - ma secondo me volevano vederci in faccia, non vorrei che ci facessero un trappolone".

In un'altra occasione uno dei tassisti indagati chiede a Bottino "Non hai paura?" e Bottino "Sì ho paura, però...". A finire la frase ci pensa lo stesso che ha posto la domanda: "I soldi fanno gola, sennò non saremmo qua". In un'altra occasione Maurizio Raseto che si trova a Rivarolo dove ha portato uno spacciatore che viene fermato dalla polizia chiama preoccupatissimo il figlio Matteo: "Che casino che abbiamo fatto - dice - non li ho visti neanche arrivare capisci? Porca puttana è colpa mia, io non li ho visti arrivare, hai capito?". Al che il figlio ribatte: "Devi sempre guardare dietro mentre vai. Gli avranno trovato la roba figurati, lascialo lì quello ormai è andato, se lo portano via in Questura".

Gli stretti rapporti tra i tassisti e gli spacciatori stranieri sono tali che i pusher chiamano i due tassisti più anziani "zio" suscitando in qualche occasione commenti scherzosi da parte di chi compra droga, come quando una donna, cliente abituale di uno degli spacciatori senegalesi, quando quest'ultimo le presenta il tassista Maurizio Raseto dicendo "E' mio zio" replica: "Sì, di sangue vero?". E Raseto scherza a sua volta: "Sangue misto".

SOSPESI

"Come Cooperativa provvederemo alla sospensione del servizio radio taxi per i tre soci". Lo dichiara il presidente della Cooperativa Radio Taxi Genova Valter Centanaro commentando gli arresti durante l'operazione "Taxi driver". "Nell'attesa che la giustizia faccia chiarezza sulle eventuali responsabilità penali, il nostro auspicio è che i tre colleghi si limitassero a svolgere la propria professione di semplici tassisti. In tal caso, comunque, qualora fosse anche solo accertato il fatto che utilizzavano canali diretti, e non quelli previsti dal regolamento comunale, con eventuali clienti, scatterebbero alcuni provvedimenti di tipo amministrativo: la sospensione della licenza da parte del Comune in quando non è lecito utilizzare canali diretti e personali per mettersi in contatto con il cliente", dice Centanaro.