cronaca

Gli ufficiali non obbedirono agli ordini del comandante
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Nel caos del naufragio alcuni ufficiali non obbedirono agli ordini del comandante Francesco Schettino, aprirono i cancelletti sui ponti senza un suo ordine, ammainarono le lance sul lato sinistro prima che la nave si inclinasse di più benché fosse stato detto di calare solo quelle sul lato destro, predisposero l'evacuazione della Costa Concordia prima dell'ordine di abbandono generale. E' quanto si ricava dalla testimonianza del terzo ufficiale di coperta Diego Scarpato, sentito su convocazione delle parti civili, al processo di Grosseto.

"Avevamo capito la gravità della situazione", ha detto il teste confermando, a una domanda, che c'era la percezione che si stesse attendendo i soccorsi più del dovuto. Quindi l'equipaggio agì in autonomia. "Abbiamo detto a tutto l'equipaggio di andare sui ponti esterni superiori". Le parti civili hanno messo in luce questa testimonianza per significare la disorganizzazione di bordo della Costa Concordia nell'emergenza. Sentito anche il responsabile tecnico di Costa spa, ingegner Pierfrancesco Ferro, il quale la sera del naufragio era in contatto con il suo dirigente, Paolo Giacomo Parodi, technical advisor della flotta di Costa Crociere, responsabile della manutenzione delle navi.

Ferro ha riferito che la Concordia stava navigando nel Mediterraneo con un inconveniente alla capsula del Vdr, il sistema di registrazione dei dati di navigazione, col rischio di perderli. Rischio comunque escluso, visto che poi i dati furono recuperati e sono agli atti del processo. Inoltre ha riferito che il sistema radar non era perfettamente funzionante e la Concordia venne comunque fatta navigare. Anche nell'udienza di oggi, come ieri, è assente Francesco Schettino, sempre malato a casa.

Si potrà sapere entro 60 giorni dalla data del 20 ottobre se i resti umani trovati a Genova sul relitto della Costa Concordia appartengono a uno a entrambi gli ultimi due dispersi del naufragio, Maria Grazia Trecarichi e l'indiano Russel Rebello. Il collegio del tribunale di Grosseto ha conferito l'incarico per svolgere una perizia a un biologo della polizia scientifica che dovrà individuare la tipizzazione del Dna dei resti e compararlo con un campione prelevato a parenti consanguinei di Russel Rebello e Maria Grazia Trecarichi. Di Rebello non è mai stata trovata alcuna traccia, mentre per la passeggera siciliana c'erano stati altri ritrovamenti. Le operazioni inizieranno il 20 ottobre e due mesi è il tempo assegnato dai giudici al perito per concludere lo studio e riportare i risultati in aula al processo in corso a Grosseto.

Il comandante Francesco Schettino sarà interrogato al processo di Grosseto nell'udienza del 2 dicembre. Se sarà necessario, l'esame proseguirà anche il 3 dicembre e nelle udienze successive. Lo ha comunicato all'aula il presidente Giovanni Puliatti concludendo i lavori stamani. La difesa, d'accordo con l'imputato, ha dato il consenso a che Schettino sia sentito dalle parti.