porti e logistica

A Genova il "gioco" a prolungare le concessioni
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Sul sito dell'Autorità portuale di Genova è pubblicata la richiesta di prolungamento per i prossimi 50 anni della concessione in capo al Terminal rinfuse Genova (Trge) presieduto da Augusto Ascheri. Intorno a quella banchina stanno emergendo grandi manovre che chiamano in causa, come rivelato nei giorni scorsi dal Secolo XIX, anche il terminalista Aldo Spinelli. Il quale, sempre secondo il principale quotidiano ligure, sarebbe sul punto di concludere una trattativa che al massimo entro gennaio dovrebbe portarlo ad acquisire la quota di maggioranza della società.

È in quella prospettiva che, ora, Trge si fa sotto per ottenere il prolungamento della concessione - addirittura con ampliamento degli spazi - puntando anche sull'incremento dei traffici prodotti dalle cosiddette "rinfuse nere" (leggasi carbone) e spingendosi a ritenere - edizione odierna del Giornale - di poter dare una mano, in tal modo, anche alla compagnia Pietro Chiesa?

Ovviamente viene da rispondere di sì, ma nel tutto c'è qualcosa che non quadra. A cominciare dal fatto che Trge è controllata da una società - Italiana Coke - che insieme con Energy Coal è in concordato preventivo. E allora: data la criticità nella quale si trova, com'è possibile che il gruppo Ascheri ancor prima di risistemare le sue cose - compreso il completamento degli investimenti a suo tempo pattuiti - abbia i requisiti per chiedere e ottenere il prolungamento della concessione? Tanto più, e nello scenario dato la circostanza non è marginale, che a Savona la società Funivie (carbone), di cui Ascheri è principale azionista (dentro c'è anche l'Autorita' portuale guidata da Gianluigi Miazza) non è riuscita a tenere l'assemblea perché, questo raccontano fonti bene introdotte, i revisori non avrebbero espresso il loro decisivo parere sul bilancio.

C'è molta materia, dunque, per chi vive di interpretazione delle complicate normative italiane. Così come sarebbe da chiarire se Spinelli potrebbe avere anche solo la maggioranza di un altro terminal nello stesso porto se non manterrà la differenziazione dell'attività (container da una parte e rinfuse dall'altra), fermo restando che si va verso una legge che dovrebbe impedire "a prescindere" che uno stesso soggetto abbia due approdi nel medesimo scalo.

La sensazione, quindi, è che, fino a prova contraria, ci si trovi di fronte all'ennesimo gioco che tenta di precostituire una situazione volta ad aggirare i limiti che saranno imposti dalla riforma della portualita' che porta il nome del ministro Graziano Delrio. Secondo alcuni autorevoli osservatori, infatti, la pubblicazione della richiesta avanzata da Trge - che deve rimanere lì per due mesi - potrebbe essere in realtà il modo per consentire ad un altro soggetto di muoversi e di intervenire direttamente nell'operazione, con una procedura "facilitata" rispetto al futuro.

Fare nomi, in questa fase, sarebbe solo frutto di supposizioni, persino di suggestioni, che non troverebbero alcuna conferma. Il solo che è emerso, per sua stessa ammissione, è quello di Spinelli, al quale certo non difettano intuito e competenze di uffici e consulenti per muoversi entro i limiti delle normative vigenti. Anche se poi, politicamente, possa essere tutto discutibile. Ma questo, in tutta evidenza, non è un problema suo.

Ancora una volta, cioè, tocca alla politica muoversi nel modo giusto per impedire ipoteche sul futuro assetto delle banchine che, peraltro, non necessariamente deve tagliare fuori operatori di comprovata esperienza: si tratta sempre di verificare, e questo è il compito della politica e di chi sarà chiamato a gestire l'Autorita' portuale dopo Luigi Merlo, che le cose si facciano, con trasparenza, nell'interesse della città e non soltanto dei "soliti noti".