Ricostruendo la storia della concessione a Porto Petroli, un caso che ho sollevato personalmente e che Primocanale ha seguito in tutti i suoi dettagli, osservando l’epilogo di questa vicenda non posso accettare quello che è accaduto: una proroga piovuta dall’alto.
Abbiamo iniziato a parlarne a novembre del 2017 nel corso di un convegno a Terrazza Colombo con il Presidente del Porto Paolo Emilio Signorini. In quell’occasione ho rivelato che sarebbe arrivata una richiesta di proroga all’Autorità di Sistema Portuale. L’allora assessore regionale Rixi disse che bisognava occuparsene e difendere i cittadini. Anche il sindaco Bucci si impegnò pubblicamente sostenendo che andavano difesi gli interessi dei cittadini
In quell’occasione spiegai che non ci interessava il fatto che Porto Petroli è considerata una azienda strategica del Paese, perché lo scotto lo paghiamo noi genovesi, in particolare i residenti di Multedo e tutti quelli che vivono dalle aree davanti al porto fino a Busalla, cittadini che subiscono i miasmi e tutti i problemi collegati alla presenza dei tubi che partono da Porto Petroli, attraverso il Polcevera, il Rio Fegino e arrivano fino alla Iplom. Il tutto utilizzando aree pubbliche sotterranee pagando soltanto 1.500 euro all’anno.
L’impegno che si erano presi i rappresentanti di tutte le istituzioni era stato di mettersi intorno ad un tavolo e ragionare su come ottenere un accordo equilibrato dentro e fuori dal porto, non facendo solo i burocrati, ma trovando soluzioni nell’interesse dei cittadini vessati da anni di problemi, miasmi e rischi.
C’è un altro aspetto che avevamo sollevato: il famoso toroide, la boa al largo di Multedo, secondo quanto previsto dall’accordo di programma firmato per il ribaltamento a mare di Fincantieri, doveva essere ristrutturato. Mentre ora sembra che tutto sia superato, ma non si sa in virtù di quale nuovo documento sottoscritto. Perché nella proroga della concessione non se ne è tenuto conto? Con la proroga si fanno risparmiare milioni di investimenti a Porto Petroli e non si ottiene nulla a favore dei cittadini, mantenendo invece tutti i problemi legati alla sicurezza dalla cinta doganale verso nord perché per gli oleodotti e le condutture sotterranee non viene applicata la direttiva Seveso che prevede regole stringenti per i siti a rischio di incidente rilevante.
Mancano quindi i controlli e anche il gravissimo disastro ambientale del 2016 sul rio Fegino è rimasto ancora senza risposte: non è mai iniziato un intervento per la bonifica, né è previsto che vengano spostati o eliminati i tubi che attraversano i corsi d’acqua. Così come non vengono date garanzie che sarebbero obbligatorie se solo le stesse condutture fossero all’interno del porto, dove la Seveso si applica.
Se poi pensiamo che questa concessione è stata rinnovata in comitato portuale lo scorso 27 aprile con il voto di due membri che sono sotto l’analisi dall'Anac, Autorità Nazionale Anti Corruzione (non per alcuna loro colpa, ma per possibili conflitti legati alla pubblicazione del nuovo correttivo porti), ci si arrabbia ancora di più.
Il sindaco Bucci ha dichiarato che non sapeva che quel giorno ci sarebbe stata quella delibera e così non ha potuto difendere gli interessi della città e dei cittadini del ponente. L’ex sindaco Marco Doria che è li in rappresentanza del Comune (tanto che si autonominò quando era primo cittadino) non ha sentito la necessità né di difendere in prima persona i cittadini da questa proroga, né di informare il sindaco in carica del tema fondamentale che si trattava quella mattina. Al di là dei doveri formali, su una vicenda come questa, il dovere morale dove lo mettiamo?
A me non sta bene quanto accaduto. Non lo accetto, è una sconfitta per tutti noi di Primocanale che abbiamo scoperto procedure impeccabili, ma che venivano tenute nascoste ai cittadini e pubblicizzate solo nelle forme riservate agli addetti ai lavori. Nonostante la nostra fortissima campagna, le grandi lobby ce l’hanno fatta e sono arrivate ad ottenere il loro rinnovo di concessione per 10 anni.
Nulla è stato detto su cosa sia garantito per la sicurezza. Ci diranno che questo tema riguarda solo l’ambito portuale, ma da un centimetro oltre il perimetro di Porto Petroli, la Seveso - come detto - non si applica e la competenza non è più del porto, ma degli enti territoriali che non avranno ora alcun potere per cambiare alcunché. Si è persa l’occasione di legare le due cose. Speravo che, con i tre enti (Porto, Regione e Comune) tutti dello stesso colore politico, si sarebbe trovata una soluzione nell’interesse pubblico.
Io resto della mia idea. Non siamo Gioia Tauro, non abbiamo dietro una landa desolata, ma una città storica, turistica e decine di migliaia di famiglie che vivono a 50 metri dal porto. Nessuno può dire che questo non obbliga moralmente tutti i soggetti in campo a operare per un corretto equilibrio tra quanto avviene in porto e quanto avviene a 50 metri in città.
Sono deluso e amareggiato. Ho perso io, personalmente, un’altra battaglia. E con me Primocanale. La responsabilità oggi è di tutti i partiti e di tutti gli enti che potevano e dovevano intervenire. E non lo hanno fatto.
porti e logistica
Porto petroli: una proroga che non accetto
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