porti e logistica

E torna sull'idea "Palazzo San Giorgio S.p.A." con gli svizzeri
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“Lavoriamo per la Shipping Week, poi parleremo di date”: intervistato a margine della presentazione della Genoa Shipping Week, Luigi Merlo glissa sulla domanda circa le sue dimissioni, che ormai sarebbero imminenti. Si parla di un addio entro fine settembre, ma lui non conferma e non smentisce. Però puntualizza: “Comunque cambia poco, la mia scadenza era imminente. La mia scelta non cambierà in alcun modo quello che dovrà accadere”.

Ora il porto di Genova rischia il commissariamento, oppure ci sarà spazio per nominare un presidente con le nuove regole dettate dalla riforma portuale? Molto dipenderà evidentemente anche dalla data dell’uscita di scena dell’attuale guida di Palazzo San Giorgio. Se fosse differita di qualche settimana ci potrebbe essere spazio per applicare la riforma. Cosa si prospetta per il porto di Genova? “A questo deve rispondere il ministro – dice Merlo, che aggiunge - Però è chiaro che come avviene per tutti i porti italiani in questa fase, se prima non sarà emanata la riforma Madia ci sarà un periodo di commissariamento”.

Un tema di non poco conto, che verrà trattato anche nell'incontro tra l'assessore alla portualità Rixi e il ministro Delrio già la prossima settimana. Anche perchè la riforma prevede che sia proprio la Regione ad assumere il ruolo, oggi di Camera di Commercio, Comune e Città metropolitana, di concordare la nomina del presidente dell'Autorità portuale insieme al Ministero.

Tra i temi caldi del porto c’è quello delle concessioni e della destinazione d’uso delle aree. Oggi in un’intervista sul Secolo XIX il terminalista Ascheri sottolinea l’importanza di salvaguardare l’attività delle rinfuse, tanto da avere declinato le proposte di partnership di Negri e Spinelli. Serve un disegno complessivo del porto e delle sue attività, anche a fronte di un possibile accorpamento con Savona?

“Il disegno di Genova c’è, ed è ribadito nel piano regolatore in maniera chiara e puntuale – dice Merlo - Lì sono rispettate tutte le funzioni. Penso che un porto come quello di Genova non debba rinunciare a nessuna funzione, né a quella petrolifera, né a quella delle rinfuse solide. E’ chiaro che se cambia il mercato cambia anche l’esigenza legata agli spazi: nel caso delle rinfuse, venendo meno la centrale Enel viene meno la funzione di quel servizio. Però va salvaguardato, perché la diversità è ciò che ha salvato il porto di Genova negli anni: quando c’è stata la crisi dei container andavano bene i ro-ro, quando altre funzioni erano in difficoltà sono cresciute le crociere. Questo ha aiutato la crescita di Genova, pensiamo al polo delle costruzioni e delle riparazioni. E’ chiaro che bisogna adeguare quelle funzioni e ammodernarle dal punto di vista dell’efficienza”.

Sullo sfondo la vicenda delle concessioni. Quando saranno rese pubbliche le richieste di rinnovo? “Per la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale italiana e su quella europea bisogna aspettare solo che ci sia materialmente lo spazio. A quel punto scatterà la conta dei 60 giorni che sono contemplati dalla procedura. Chiunque potrà non solo prendere atto dell’istanza, ma anche degli allegati”.
Intanto nel suo intervento durante la presentazione della Genoa Shipping Week Merlo torna su una sua vecchia proposta, quella di coinvolgere la Svizzera nella gestione del porto, magari attraverso una partecipazione azionaria qualora cambiasse il tipo di governance di Palazzo San Giorgio. Sullo sfondo c’è l’interesse da parte della Camera di commercio del Canton Ticino nei confronti dei porti liguri, che potrebbero intercettare 500 mila teu all’anno oggi in transito negli scali del Nord Europa.

“Bisogna coinvolgere i mercati – spiega il presidente dell’Autorità portuale - e per farlo bisogna che non siano solo elementi di destinazione finale, ma abbiano la possibilità di determinare i flussi. La Svizzera ha investito tantissimo in infrastrutture, pensiamo solo al Lötschberg e al Gottardo. Sta investendo anche in infrastrutture italiane, come nel caso delle ferrovie lombarde. Quella strada potrebbe essere percorsa, ma servirebbe un nuovo modello gestionale per le Autorità portuali, ad esempio quella della società per azioni”.