Cronaca

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Dunque Marta Vincenzi fa il nome di Paolo Costa, ex sindaco di Venezia, suo collega al parlamento europeo, quale candidato alla presidenza del porto di Genova. Un nome “alto”, serio, sicuramente una scelta fuori dagli schemi, fuori dai litigi incredibili che si consumano sui moli locali, fuori dalle pastoie di una politichetta casereccia, buona soltanto a proporre anche per le massime poltrone, o trombati o premiandi non si sa per quali meriti.

Eppure per il porto di Genova due nomi seri c’erano, quello di Luigi Merlo, assessore regionale ai trasporti e quello, magari un po’ consumato (forse ad arte da parte di qualche suo “compagno”) di Mario Margini.

Non ci interessa se fossero graditi a tutti, ma questi due signori, uno della Spezia, l’altro genovese, rappresentano buoni comportamenti sia politici che professionali, tali da poter avere le carte in regola per governare un porto che non ha solo bisogno di tecnici, ma anche di politici che sappiano navigare tra le onde locali e nazionali.

Nulla da eccepire sul nome di Costa, anzi, semmai la speranza che se davvero fosse lui a calare da Venezia a Genova, abbia la forza di agire in assoluta autonomia anche dalle avidità locali, ma soprattutto la volontà e la capacità di mettere in movimento le opere che non sono state ancora fatte e che tutti gli operatori, questa volta d’accordo, sembrano volere. A cominciare dalle indicazioni del progetto di Renzo Piano l’unica vera Idea Grande che serve a unire i destini della città ligure a quelli del più importante scalo italiano. Lo hanno detto, con grande chiarezza, in occasione dell’ultima puntata di Destra/Sinistra in diretta dalla Sala del Capitano a palazzo San Giorgio armatori come Ignazio Messina, spedizionieri come Piero Lazzeri, terminalisti come Luigi Negri.

Certo è amaro dover constatare che questa città non riesca a esprimere un nome per il porto, non riesca a ritrovare la forza unitaria necessaria per far governare lo scalo, in un momento di decisioni strategiche, da chi conosce la storia genovese, sia politica sia imprenditorial-marittima.

Se sarà Costa, almeno, ci sarà probabilmente una più facile unità di intenti con la sindaco, perché il porto senza l’accordo con la città fa poca strada, ma anche Genova, senza un porto funzionante, ha poche prospettive di successo.