cronaca

Interrogatorio a Palazzo di Giustizia
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Appalti frazionati ad hoc per favorire assegnazioni senza dover passare per gare pubbliche. Nove milioni di euro concessi così dall'Autorità Portuale con il metodo dello "spezzatino" dal 2006 al 2010. Come funzionava questo sistema? Venivano coinvolte negli appalti la ditta "amica" e altre scelte apposta in località molto lontane da Genova per disincentivare il loro interesse a partecipare anche per via delle cifre in gioco mai particolarmente elevate, una volta rimasta in lizza l'azienda scelta, il gioco era fatto.

Questa, in sintesi, come riporta il "Secolo XIX",  l'accusa rivolta da un supertestimone a un dirigente dell'Autorità Portuale ancora oggi in carica, Andrea Pieracci che di questo sistema sarebbe stato il principale regista insieme ad altre 5 persone oggi sotto processo per truffa ai danni dello stato . Il supertestimone Mauro Boffelli è un dipendente dell'Autorità Portuale che ha lavorato alla direzione tecnica e appalti e le accuse partono e si ribadiscono nel corso di un interrogatorio che si è svolto a Palazzo di Giustizia.

Un sistema perfezionato nel tempo che permetteva di eludere controlli stringenti e di favorire aziende "amiche". Manovre che non erano sfuggite a Boffelli che a suo tempo andò a segnalare che qualcosa non andava in certe pratiche ai suoi diretti superiori e anche al presidente Merlo, denunce che caddero però nel vuoto, secondo la sua testimonianza.

Accuse pesantissime che il diretto interessato respinge con determinazione minacciando querele per calunnia e falsa testimonianza ma il supertestimone non retrocede e rincara la dose: "Altre persone notarono queste manovre anche prima di me ma furono minacciate per non parlare".