Un distretto ligure e uno ligure-toscano: Genova insieme a Savona, La Spezia insieme a Massa. E, inoltre, nomina dei presidenti delle Autorità portuali in concertazione fra il Ministero dei Trasporti e le Regioni. Fuori gioco, quindi, Città metropolitane o Comuni che siano e Camere di Commercio. Sono due fra le principali novità contenute nella nuova bozza di riforma del sistema portuale italiano così come, secondo indiscrezioni filtrate da Roma, dovrebbe e potrebbe andare all’esame del Consiglio dei ministri già dopodomani, venerdì 19 giugno.
Capitolo distretti. In tutto crescerebbero di numero, passando dagli 8 previsti dal precedente documento a quota 11. La Liguria, contro ogni previsione e considerando che da solo avrebbe costituito il distretto più importante del Paese, verrebbe spacchettata in due: Genova e Savona da una parte, La Spezia insieme con Massa. Farebbero distretto a sé, invece, Venezia (dove guida il potente Paolo Costa) e Trieste (Friuli, quindi governatore il vicesegretario nazionale del Pd Debora Serracchiani). Quanto al resto, in base agli spifferi di corridoio, si prevedono questi distretti: Livorno-Civitavecchia, Napoli-Salerno, la Sicilia, la Sardegna, la Puglia (ma alcune voci parlano di due distretti), Ancona-Ravenna. Le indiscrezioni non chiariscono meglio il futuro di Monfalcone e Chioggia.
Oltre alla nuova mappa della portualità l’altro tema caldo riguarda le nomine alla guida delle Authority. Ebbene, secondo il documento che venerdì andrebbe all’esame del governo, i presidenti verranno scelti dal ministro dei Trasporti “sentite” le Regioni interessate. Punto. Questo significa che nel caso di Genova e Savona il ministro Graziano Delrio farà concertazione solo con il neogovernatore ligure Giovanni Toti, mentre per Spezia lo stesso Toti verrà consultato insieme con il suo collega Toscano Enrico Rossi, visto che lo scalo spezzino farà sistema con Massa. Deluse le attese di autonomia rivendicata da Lorenzo Forcieri, numero uno dell’Autorità di Spezia, e soprattutto escluso dalla partita – insieme alla Camera di Commercio - Marco Doria, che con la precedente formula delle terne da cui far scaturire il candidato gradito localmente, aveva voce in capitolo due volte, come sindaco del Comune di Genova e come sindaco della Città metropolitana.
Con questo tipo di riforma, se non interverranno ulteriori modifiche, l’asso pigliatutto diventa Toti, politicamente sul versante opposto rispetto al governo. Se il neogovernatore vorrà comunque interpellare Comune, Camera di Commercio e comunità portuale lo farà solo come atto politico di ascolto e di attenzione istituzionale, ma a rigor di norma non ne avrebbe alcun obbligo. Così, peraltro, la sua voce nel rapporto con il ministro dei Trasporti non sarà decisiva: nella nomina, infatti, il titolare del dicastero potrà/potrebbe procedere anche se il nome risultasse sgradito al Presidente della Regione. Se le indiscrezioni verranno confermate, dunque, il processo di accentramento a Roma delle decisioni in materia di portualità sarà ancora più radicale del previsto.
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Porti: Genova con Savona e Spezia con Massa, Doria fuori dalle nomine
Venerdì riforma all’esame del Consiglio dei ministri
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