porti e logistica

Dubbi sui riempimenti e sul futuro dello Yacht Club
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Da Calata Boccardo lo specchio acqueo che ci si trova di fronte, sovrastato dalla mole della gru Langer Heinrich, sembra enorme. Di fronte ci sono i bacini delle riparazioni navali, le vasche dove le navi vengono messe in secca per gli interventi più importanti. E' questa una delle zone che saranno maggiormente toccate dal Piano regolatore portuale approvato due giorni fa in Comitato.

"L'area sembra vastissima, ma se davvero vogliamo portare qui le navi da 300, 350 metri, potrebbe non bastare", dice Tirreno Bianchi, Console della Compagnia Pietro Chiesa. Il bacino di evoluzione sarebbe troppo piccolo per navi così grandi. "Per questo se si unissero i bacini 3 e 4 andrebbe fatto "a mustacciolo", inclinando il bacino risultante rispetto alla costa. In questo modo si risolverebbe il problema", spiega Bianchi.
 
Una soluzione che al momento non è prevista dal Piano regolatore, anche se va detto che quel documento non è certo un progetto esecutivo. "Il Piano non è una scatola chiusa, si può sempre modificare. Peraltro so che in Autorità portuale la soluzione del bacino in muratura "di sbieco" è da tempo preso in considerazione", precisa il Console della Pietro Chiesa.

Qualche centinaio di metri più a Levante c'è l'area ccompresa tra le riparazioni navali e la Fiera. Qui il Blue Print e il Piano regolatore prevedono un riempimento che allontanerebbe definitivamente lo Yacht Club e le altre attività. "Servono nuove aeree anche perché il canale previsto dal disegno toglierà spazi alla viabilità e alle attività di riparazione. Non credo sia un dramma, però servono tempi certi per trovare una soluzione alternativa".

Un altro punto critico, che ha suscitato le ire di comitati e dello stesso Municipio, è lo spostamento del polo petrolchimico da Multedo a Sampierdarena. Bianchi, che da leader dei "carbunin" conosce la zona come le sue tasche, si adombra: "Quell'area non è un vaso di Pandora che può ospitare qualunque cosa. Tra l'altro vorrei ricordare che la centrale elettrica è protetta come monumento di archeologia industriale, quindi prima di pensare di trasferire lì attività a rischio e che richiedono spazi importanti bisognerebbe pensarci bene".