politica

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Quanti sono rimasti? Tanti, tantissimi. Quasi un milione e 800 mila in Italia e 44 mila a Genova più di quando c’era il giovane Renzi a sfidare l’establishment del suo partito. Zingaretti fa il pieno anche a Genova e in Liguria, ma quello che conta è che la chiamata a momenti disperata dei dirigenti del partito a un popolo di cui ormai, dopo dodici mesi dal disastro si sapeva pochissimo, ha avuto una risposta clamorosa.


Il popolo c’è ancora, anzi è più numeroso di quanto si potesse immaginare. C’è anche nella ex città rossa che si era stinta, nella città delle grandi svolte come la scissione nel Pd del 2015, quando Sergio Cofferati maltrattato se ne andò e in duecento tentarono di ribellarsi alle scelte dissennate di un partito governato da pochi notabili.
Ora sulle spalle di Alberto Pandolfo e di qualche altro peserà la ricostruzione. Toccherà all’educato segretario genovese mettere in moto una squadra credibile. Cioè che cominci davvero a rispondere alle domande del popolo che c’è ancora, nonostante tutto e tutti.


Lo dovrà fare con grande attenzione e con un forte potere di ascolto che al giovane segretario cittadino non manca se saprà e vorrà rendersi completamente libero e indipendente da padrinaggi e madrinaggi che ormai sanno di stantio. Ascoltare e osservare per individuare i veri bisogni dei genovesi, quelli che, in assenza di opposizione leghisti e grillini sono riusciti abilmente a intercettare: disoccupazione, giovani in fuga, anziani carichi di problemi e quindi sanità, assistenza, ma anche le difficoltà del vivere quotidiano, il trasporto pubblico, la crisi dei piccoli negozi, un eccesso folle di burocrazia che strozza ogni voglia di iniziativa.


E la sicurezza che vuol dire pulizia, controllo, ma anche una seria attenzione all’immigrazione senza farsi catturare da un solidarismo sciocco che rovina la vera solidarietà che a Genova e ai genovesi non manca. Anzi.
Sono rimasti in tanti a chiedere al Pd di muoversi. Chissà se questi “tanti” delle primarie andranno davvero a votare in caso di elezioni.
E’ questa la sfida dei nuovi dirigenti del partito: la gente c’é. Bisogna che ci siano anche le iniziative, quelle che servono a costruire una forte opposizione che riconosca i colossali errori del passato, il disinteresse verso i problemi veri del popolo a vantaggio di comodi occhiolini all’establishment di potere. Cioè roba vecchia da dimenticare per sempre.