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La Direzione Regionale del Partito Democratico, con un documento votato all'unanimità a notte inoltrata, ha confermato la fiducia al segretario regionale Giovanni Lunardon che, a inizio riunione, aveva  annunciato di voler rimettere alla valutazione della direzione regionale ligure del partito il suo operato durante le primarie. 

Nel corso della riunione è stata la stessa Raffaella Paita, a confermare la sua fiducia a Lunardon e a sottolineare la necessità di andare oltre le divisioni e discutere del futuro della regione.

In precedenza Giovanni Lunardon aveva inviato una lettera per spiegare la sua posizione facendo chiarezza su alcune dichiarazioni pubblicate ieri.

Mi spiace perché ho sempre rispetto per il lavoro dei giornalisti, ma non mi ritrovo in nulla nell'articolo oggi uscito su Repubblica con una mia intervista. Non mi ritrovo nei titoli, nel taglio e neppure in un tono di sottovalutazione generale di quanto accaduto nelle primarie liguri che è lontano mille miglia da quello che penso, da quello che ho sempre detto, e dal mio personale senso etico.

Dalla lettura di quell'articolo si capisce che siccome ci sono state poche irregolarità riscontrate, tutto bene Madama la Marchesa. Ho detto esattamente il contrario. Ho detto che per fortuna il lavoro dei garanti è stato serio e rigorosissimo, che pur a fronte di alcune decine di irregolarità riscontrate nei verbali e nei ricorsi hanno annullato migliaia di voti regolari, interi seggi, fino al numero di 13, e che questo loro modo di agire era a garanzia di tutti e della credibilità di primarie oggetto di polemiche roventi.

Ho aggiunto che si sono verificati casi di violazioni lievi al regolamento ma anche casi gravi, che rilevano per la loro qualità a prescindere dalla misura in cui si sono verificati. E ho detto, cosa del tutto trascurata nell'articolo, che di fronte a questi casi gravi, non possiamo starcene alla sanzione dei garanti, ma serve una dura censura politica da parte degli organi del partito, a partire dalla Direzione regionale, per acclarare il principio che sull'etica dei comportamenti non esiste mediazione possibile. Esiste solo il rigore della moralità pubblica.

Se qualcuno non paga i due euro su quattrocento elettori di un seggio è un peccato veniale. Se un elettore riceve i due euro da qualcun altro o se si utilizzano gruppi di extracomunitari per ottenere consenso pagando loro i due euro e usando intermediatori a questo scopo sono fatti inaccettabili rispetto ai quali siamo tutti chiamati a prendere le distanze. Sono esempi che ho citato nell'intervista ma di cui non è rimasta traccia. Quindi nessuna sottovalutazione, semmai il suo contrario.

Questi fatti non hanno messo in discussione il risultato finale con cui tutti noi siamo chiamati a fare i conti. Ha vinto Paita in una consultazione dove hanno votato in 55.000 mila. Ora si pongono molti problemi politici, a partire dalla banale considerazione che senza Genova si possono vincere le primarie, ma senza Genova non si possono vincere le elezioni. Oggi il tema che interpella il Pd ligure è se siamo in grado non di metterci d'accordo tra di noi ma di mettere d'accordo elettori e territori che la pensano molto diversamente, cioè se siamo in grado di ricomporre la frattura politica e territoriale che esce da queste primarie.

Io vedo il mio compito nel dare un contributo in questa direzione. Non faccio dribbling da quando ho smesso di giocare al pallone e non rinnego le mie posizioni politiche. Ho detto come la pensavo sulla Regione con molta chiarezza già al congresso regionale dove mi sono candidato senza rete dopo la vittoria di Renzi al congresso dove io invece mi ero schierato per Cuperlo. Ho dichiarato il mio voto per Cofferati in modo esplicito perché lo ritenevo il candidato più forte per sostenere la battaglia per il cambiamento delle politiche regionali.

Mi sono preso critiche, penso ingiuste, per questo ma sono uno che le battaglie le fa frontalmente senza nascondersi dietro al ruolo. Abbiamo perso e credo che in politica si debba prendere atto di questo e provare a continuare a dare battaglia nel partito nella fase nuova e molto difficile che si e' aperta dopo le primarie, come proverò a fare anche questa sera in direzione regionale.

Credo nel partito e nella possibilità di fare battaglia in esso. Per questo non ho condiviso la scelta di Cofferati di uscire. Ma penso che molte delle questioni da lui sollevate in queste primarie e anche dopo siano vere e debbano ricevere una risposta politica chiara. A questo servono le nostre discussioni. Mi dà molto fastidio che si possa dubitare della mia onestà intellettuale. Non c'è nulla di più lontano da me del trasformismo. Chi mi conosce sa che ho molti difetti. Non però quello di cercare posti o di mantenere quelli che ho.

E' successo così anche due anni fa, quando ho accettato la sfida di fare il Commissario a Genova e poi a Genova sono rimasto rinunciando a candidarmi in Parlamento. Sono fatto così e non sono cambiato ora. Il gioco trasversale alla calunnia è un gioco a cui non sono interessato a partecipare. Se penso di battermi per provare a ricomporre le lacerazioni che ci sono state è perché penso sia giusto. Il cupio dissolvi non mi è mai piaciuto e non concepisco situazioni irrecuperabili in politica.

Nessun segretario tuttavia può svolgere un compito titanico come quello che ci aspetta in Liguria se non ha forza e consenso sufficienti. Quindi oggi farò la mia relazione con molta calma, ascolterò il dibattito con altrettanta calma e vedrò se esistono le condizioni per continuare il mio lavoro oppure se sia arrivato il momento di fare altre scelte.

Giovanni Lunardon, segretario regionale PD Liguria