politica

Spicchi d'aglio
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David Ermini, avvocato penalista fiorentino, fedelissimo del premier Renzi, responsabile del Pd per la giustizia e ora plenipotenziario pro tempore del partito in Liguria è davvero, come lo ha bene definito un suo autorevole collega di partito, una “persona amabile”.

Questa caratteristica fa di Ermini un marziano, politicamente parlando, se lo immaginiamo calato nel Pd ligure e in particolare in quello genovese che ha una caratteristica sugli altri Pd complicati: le correnti sono tra di loro contro non solo sulla filosofia, ma soprattutto sui fatti. Si va dalle tensioni mondiali come la lotta al terrorismo (neorenziani interventisti e renziani d’antan o anti renziani contrari) alle questioni di quartiere come il mercatino legalizzato dell’illegalità di via Quadrio (neorenziani contrari, altri accondiscendenti o per lo meno, cauti) e così via.

Detto questo sono convinto che Ermini avrà soprattutto un problema e che questo gli è ben presente: che cosa farà Marco Doria. Lo ha detto nell’intervista esclusiva a Primocanale, lo ha ripetuto sabato alla assemblea regionale del suo partito. Prima di scannarci sulle candidature e le eventuali primarie, ascolteremo che cosa intende fare il sindaco in carica.

Problemino mica da poco. Però una svolta c’è stata nei giorni scorsi. Doria all’assemblea degli industriali è arrivato con l’abito del decisionista e questo vestito ora sembra non voglia toglierselo. Piglio deciso sul Blue Print anche contro il suo vice Bernini molto tiepido per non dire contrario al progetto modificato di Piano, deciso sull’utilizzo delle aree Ilva, deciso sul piano urbanistico.

Un Doria che sembra pronto a riscendere in campo. E qualche fermento lo si avverte anche nel suo vecchio entoruage, quello degli amici che lo avevano sostenuto: c’è chi lascia trasparire voglia di rivincita, a sinistra, come a voler finire un lavoro che, francamente fino a oggi non ha lasciato grandi segni.

La questione che allora "l'amabile Ermini” avrà di fronte è: che cosa succederà nel Pd se Doria, come è suo diritto, decidesse di ricandidarsi a sindaco di Genova? La ipotesi più “normale” dovrebbe essere questa: niente primarie, forza Doria, coalizione aperta a sinistra e…. fortissimo rischio di regalare la città ai Cinquestelle proprio perché il professore non raccoglie, al momento, sensibili consensi all’interno del Pd locale.

Un’altra ipotesi: primarie lo stesso con Doria in ballo con altri. Stesso trattamento riservato nel 2012 all’ex sindaco Vincenzi, quando il partito mal governato, pensò di togliersi dalle scatole Marta facendo decidere al popolo incazzato. Risultato: vittoria di Doria. Terza ipotesi: si fa come si fece con Adriano Sansa. Liquidato bruscamente dal partito (“insufficiente capacità di interlocuzione”), candidatura al prof. Pericu e Sansa che fa una sua lista sfiorando il 14 per cento dei voti. Questa ipotesi si gioca tutta sull’ ipotetica forza di una nuova candidatura nel Pd.

Tre ipotesi difficili e rischiose, o perché porterebbero concreti rischi di perdere a un ballottaggio, o perché poggiate tutte sulla carisma di un candidato e oggi sembra molto difficile trovare una persona nuova e capace, non compromessa con la storia passata, che abbia voglia di andare a fare un lavoro così complicato e pericoloso.

Ermini, dunque, ha un compito importantissimo nei prossimi mesi, almeno fino al congresso di primavera: mettere in piedi una squadra eterogenea che costruisca le candidature. Prima a Savona, ma soprattutto quella di Genova. E non è troppo presto viste le difficoltà.

Ha cominciato bene, con uno staff giovane e variegato. Deve stare all’occhio che questi ragazzi non vengano condizionati dai vecchi arnesi, quelli che fanno finta di pensare solo al bene del partito e invece non si rassegnano a farsi da parte come avviene in tutti i mestieri della vita. C’è la pensione anche in politica.