porti e logistica

"Gli sviluppi del mondo": parlano Rampini, Farinetti, Verona e Bentivoglio
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Da Genova a New York fino alla Cina e al Sud America. È una storia che abbraccia tutto il mondo quella di Interglobo, azienda di spedizioni marittime fondata nel capoluogo ligure 50 anni fa da Emilio Parodi e condotta oggi dai suoi figli Fabrizio e Roberta con altre tre sedi strategiche in altrettanti continenti.

Un successo che può indicare la strada ai genovesi di domani: se n'è parlato in Terrazza Colombo nell'evento "Gli sviluppi del mondo - Conoscere direzioni e possibilità, saper scegliere se e quando svoltare", con protagonisti di assoluto rilievo. 



Oltre ai Parodi e alle loro famiglie, che hanno raccolto il testimone della sfida cominciata cinquant'anni fa a Genova, raccontano il loro punto di vista Federico Rampini, corrispondente di Repubblica e scrittore; Oscar Farinetti, fondatore e presidente di Eataly; Gianmario Verona, rettore dell'Università Bocconi e Fabrizio Arengi Bentivoglio, fondatore di Fidia Holding. Ospiti il governatore Giovanni Toti e il sindaco Marco Bucci. A Terrazza Colombo anche un gruppo di giovani sportivi che Interglobo ha portato in Cina per partecipare ad alcuni dei più importanti tornei internazionali. Ma anche giovani arrivati da tutto il mondo per i 50 anni di Interglobo.

"Oggi il mondo è ripartito e Genova è nel posto giusto nel mondo - ha detto in apertura il presidente Toti -, grazie al raddoppio del canale di Suez e all'avanzamento del Terzo Valico. Il porto è sempre stato anti-congiunturale, oggi cresce a due cifre, cosa che in Italia non siamo abituati a vedere. Le condizioni per essere ottimisti ci sono tutte. La logistica è una delle tre gambe su cui deve poggiare l'economia della nostra regione". 

"Riusciremo a diventare la prima città del Mediterraneo lavorando tutti assieme. A Mosca sono rimasto stupito della grandissima attenzione che c'è nei confronti di Genova. Siamo una città con imprese che sanno di alta tecnologia e shipping che là non sono ad alto livello", ha aggiunto Bucci. Che in chiusura ha fatto una battuta: "Quando Genova sarà la città più importante del Mediterraneo prometto che andrò dai reali d'Inghilterra a chiedergli l'affitto non pagato sulla croce di San Giorgio dal 1747 ad oggi"
 

INTERGLOBO: 50 ANNI DI 'SVOLTE' DECISIVE

"La nostra sede legale è ancora a Genova perché siamo partiti da qua", racconta Fabrizio Parodi, figlio di Emilio che ha fondato Interglobo. "Abbiamo avuto ancora la fortuna di vivere un'atmosfera da grande città: il triangolo industriale, il porto emporio, mio padre ne parlava con un'autostima incredibile. All'una uscivamo a mangiare e incontravamo molti imprenditori, erano i nostri modelli. Parliamo degli anni '84-85".

All'epoca il settore dello shipping si stava confrontando con la rivoluzione dei container che sembrava mettere fine al lavoro dello spedizioniere com'era inteso fino a quegli anni. "Dovevamo decidere se rimanere nella tradizione o svoltare o seguire la novità. Noi abbiamo scelto di seguire quelle rotte che ci hanno portato a New York dove mia sorella si è stabilita - racconta Parodi - poi, all'inizio degli anni duemila, la Cina è entrata nella Wto. Nel 2002 abbiamo segnato il record di traffici dall'Italia agli Usa. Da allora decidemmo per la globalizzazione".

E da lì ai giorni nostri: 25 location con piattaforme logistiche in quattro continenti. Ma nel frattempo in Italia cosa è successo? "Ha preso più botte dell'orbo - spiega Parodi - in quegli anni la Cina ha fatto un dumping incredibile, poi ci mettiamo la crisi dell'euro, la crisi finanziaria e la spending review. L'Italia però ha ancora importantissimi distretti industriali. Forse a livello di fatturato la Germania è più forte, ma a livello di volume non siamo tanto lontani. Poi è venuto fuori internet: per noi la tecnologia e la digitalizzazione saranno un'altra sfida importante. Attraverso la nostra rete in diverse parti del mondo riusciamo a supportare la nostra clientela analizzando le inefficienze della supply chain mondiale. Ma questo discorso lo porterà avanti mio figlio Emilio".

MORIREMO TUTTI CINESI?

"Una mattina il futuro si è svegliato, se è guardato allo specchio, e ha visto le rughe di un passato antichissimo. Penso alle rughe di Genova, alle volte in cui questa città ha dovuto adattarsi ai cambiamenti del mondo". Così il giornalista e scrittore Federico Rampini, genovese, apre il suo intervento dedicato ai recenti cambiamenti economici e geopolitici tra Europa, Stati Uniti e Cina.

"Ci stiamo chiedendo se stiamo chiudendo un capitolo della globalizzazione. Pensate che un genovese, cercando una rotta per le Indie, provocò l'emarginazione del Mediterraneo. Nonostante questo, per Genova iniziò un'epoca d'oro mentre il suo mare contava molto meno, perché qualcuno capì che si poteva sfruttare qualcosa che era da un'altra parte", spiega Rampini.

"Per la nuova via della seta - continua - la Cina investe circa mille miliardi di dollari, 200 già spesi. È una specie di piovra tentacolare che segue fedelmente le antiche vie della seta. Come sapete sono molto interessati a investimenti nei porti di Genova e Trieste. Questo è un progetto imperiale. Gli imperi in ascesa costruiscono strade, quelli in declino, muri. Moriremo tutti cinesi? Non sarà una transizione indolore, se sarà una transizione: i soft power cinesi possono diventare una fabbrica dei sogni? Hanno valori condivisi?"

"È davvero finito il secolo americano? Bisogna ricordare un ultimo elemento fondamentale: the rule of law, noi lo traduciamo 'Stato di diritto' ma in inglese è il potere di comando della legge. È una delle certezze di stabilità della globalizzazione. Quell'altro è un sistema che appare granitico e solidissimo fino all'attimo prima in cui si scassa qualcosa dentro".

"THINK LOCAL, DO GLOBAL"

"Sono venuto a visitare quelli del pesto a Voltri", racconta Oscar Farinetti, fondatore di Eataly, correggendo subito la gaffe: "anzi, scusate, a Pra'... Quelli di Albenga sono arrabbiati perché il basilico non gli viene così buono". E poi: "Mi chiedono: qual è la regione con la più grande cucina italiana? Dico la Liguria. Vi giuro, non lo dico da paraculo. E soprattutto ha la pasta condita più buona del mondo..."

"Guardate questo puntino - e Farinetti indica l'Italia sulla mappa globale - noi abbiamo un design incredibile, ci riconoscono tutti, un culo pazzesco. Siamo sulla direttrice nord-sud, chiusi in un mare buono. Il Mediterraneo rappresenta l'1% dei mari come superficie, il 4% della pesca, l'8% del Pil e purtroppo il 28% del traffico petrolifero della Terra. Ma i venti del nostro mare e delle nostre colline danno origine a microclimi straordinari. In nessun luogo al mondo c'è questo incontro. Siamo il Paese più biodiverso al mondo, non per merito nostro".

"Parodi e il sottoscritto abbiamo fatto la stessa cosa. Io sono partito dalla Langa, tu da Genova, e siamo andati nel mondo. Ho avuto la fortuna che nessun altro ci avesse pensato. I cinesi pensano che il vino sia francese, come la Coca-Cola è americana. E quindi ora dobbiamo andare e fare qualcosa... Dobbiamo alzare il sederino dalla sedia e andare: è quello che ha fatto Parodi", ha detto ancora Farinetti.

"Dobbiamo essere biodiversi. Il consiglio che do ai giovani? Think local, do global. Dobbiamo raddoppiare il numero di turisti stranieri in Italia - da 50 a 100 milioni - perché non è normale che a Dubai ci siano più turisti stranieri che a Roma. E raddoppiare le esportazioni di agroalimentare. Così saremmo a disoccupazione zero. Think local, do global".

IL FUTURO? PARLEREMO CON LE MACCHINE

"Il collegamento tra Genova e Milano dev'essere assolutamente irrobustito. Milano è proprio al centro del mondo dal punto di vista economico e finanziario, ma anche del leisure e del pleasure". Lo afferma Gianmario Verona, rettore dell'Università Bocconi.

"In futuro - spiega Verona - serviranno sempre più imprenditori. È una rivoluzione copernicana: il manager non è più la persona fondamentale che deve garantire la routine, ma l'innovazione diventa l'attività cruciale. Il secondo elemento è che dovremo entrare in simbiosi con le macchine: tutti dovremo essere abili a usare il linguaggio della programmazione. Il coding è il nuovo inglese. E non parlo di computer science".

"Abbiamo obbligato tutti gli studenti del primo anno a fare un corso di Python, uno dei linguaggi di programmazione più diffusi, creando sconforto tra gli studenti ma dando loro l'abc per interagire con le macchine", racconta il rettore della Bocconi".

"Io spero che chi va a governare metta al centro del programma l'istruzione. In campagna elettorale l'avrò vista due volte. Nonostante ci sia qualche uccello del malaugurio, le cose a livello macro funzionano. Devono funzionare anche a livello locale".

"Nel mondo vedo due trend di sviluppo: il primo è una mancanza o scarsità di equilibrio tra l'uso della tenologia e lo stile di vita, il secondo è la ricerca di gratificazione istantanea. La svolta è una gestione di queste sfida in maniera più asettica e meno emotiva", ha detto Fabrizio Arengi Bentivoglio, fondatore di Fidia Holding.