politica

2 minuti e 59 secondi di lettura
Il lavoro dei garanti, di cui oggi conosciamo le motivazioni, è stato rigoroso e molto serio, a tutela della credibilità di tutti. Di fronte anche alla minima violazione del regolamento hanno risposto con l'annullamento di interi seggi. Il fatto che sia avvenuto all'unanimità è segno di ulteriore serietà. Di questo voglio ringraziare tutti loro a partire dal Presidente Fernanda Contri.

Quel lavoro non ha messo e non mette in discussione l'esito del voto a cui hanno partecipato più di 50.000 persone, a cui noi dobbiamo il nostro rispetto e il nostro ringraziamento. Così come un ringraziamento va ai nostri 2000 volontari impegnati a lavorare nei seggi. Quindi c'è un vincitore, Raffaella Paita, che oggi è il candidato alla Presidenza per il PD e per le forze politiche che hanno promosso le primarie. Questo è un dato impegnativo per tutti e da cui dobbiamo ripartire.

Tutto risolto? No.

Rimangono sul tappeto molte questioni, che devono ricevere una risposta politica, senza la quale rischia di essere molto difficile trasformare il consenso delle primarie in consenso alle elezioni.
Alcune di queste le ha poste Cofferati. Ora io confermo che non ho condiviso la sua scelta di uscire dal partito, ma rispondere alle questioni da lui sollevate facendo spallucce o peggio attaccandolo in modo scomposto non è il modo giusto per riconoscere le ragioni del mondo che lo ha sostenuto.

C'è un tema di regole per evitare che chi non ha titolo, nel nostro caso non elettori ma dirigenti del centrodestra,  prendano parte, come invece è accaduto, non solo oggi e non solo in Liguria, alla nostra competizione. Porre quindi, a livello nazionale,  la questione di un albo per la registrazione preventiva degli elettori è il solo modo per rendere credibili primarie aperte come le nostre, scongiurando il rischio  di incursioni da parte di gente che nulla ha a che fare con noi.

Ci sono stati comunque comportamenti e situazioni non all'altezza dello spirito e dell'etica pubblica del centrosinistra. Questi comportamenti meritano non solo la sanzione dei garanti ma una censura collettiva perché si capisca bene che la moralità e l'etica per tutti noi sono valori indisponibili.

Poi c'è la questione di fondo. Per provare a ricostruire un tessuto connettivo tra di noi occorre riconoscere reciprocamente le ragioni di chi ha vinto e quelle di chi ha perso. Questo vuol dire che da un lato dobbiamo fare chiarezza sui nodi irrisolti, come la questione delle alleanze, rispetto alle quali dobbiamo dire un forte no ad aperture a forze politiche di centrodestra, qualsiasi sia il loro nome. Dall'altro dobbiamo uscire da un confronto tra due linee nette di continuità/discontinuità costruendo una nuova sintesi e dandoci obiettivi e contenuti nuovi e comuni che contraddistinguano la fase nuova.

Infine occorre ricomporre accanto alla frattura politica anche quella territoriale, che oppone nell'andamento del voto delle primarie il resto della Liguria all'area metropolitana genovese, che tuttavia sarà decisiva nel voto vero a maggio.

Tutto questo è un compito gravoso e non scontato che pesa sul partito e quindi innanzitutto su di me, ma anche, come è evidente,  su chi ha vinto le primarie. Si tratta di costruire un clima nuovo, che oggi non c'è, ma anche di dimostrare che questa, la nostra, il PD, è una casa inclusiva in cui si riconoscono pienamente tutti e che ha valori saldi e non negoziabili, la difesa dei quali è più importante di qualsiasi posto qualcuno di noi occupi, a partire ovviamente dal mio.

Giovanni Lunardon è segretario regionale PD Liguria