cultura

4 minuti e 11 secondi di lettura
"Ho smesso di essere bambina a otto anni, quando a cena mio papà e i miei nonni mi dissero che ero stata bandita dalla scuola". Inizia così il racconto della senatrice a vita Liliana Segre, davanti al pubblico di studenti al Teatro Carlo Felice di Genova e a Palazzo Ducale (trasmesso in streaming nelle Sale del Maggior e del Minor Consiglio), in diretta su Primocanale e in streaming sulla app e sul sito internet.

L’iniziativa, intitolata "Il prodotto del pregiudizio, dell’odio e dell’indifferenza", è stata promossa in ricorrenza dell’ottantesimo anniversario dell’emanazione delle leggi razziali (1938-2018).

A introdurre la testimonianza della Senatrice Liliana Segre si sono alternati il presidente ILSREC "R.Ricci" Giacomo Ronzitti, il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti e l'assessore al Bilancio e al Patrimonio del Comune di Genova Pietro Piciocchi, in sostituzione del sindaco Marco Bucci (oggi a Roma).

I lavori sono stati aperti da Maurizio Roi, soprintendente del teatro Carlo Felice di Genova che si è detto lieto di ospitare una testimonianza di questo livello e ha offerto una intriduzione musicale esortando i giovani ad "ascolare col cuore prima che con le orecchie".  

"Non bisogna girarsi dall’altra parte, soprattutto in Europa dove emergono pulsioni xenofobe e naziste, si erigono muri di odio invece che costruire ponti. A Genova soprattutto si deve coltivare la memoria vaccino prezioso contro l’indifferenza” ha commentato Giacomo Ronzitti.

Pensiero a cui si è allineato poi il governatore della Regione Liguria, Giovanni Toti: “Resto muto davanti a una cosa gigantesca, io che di solito sono un chiacchierone. Penso alle leggi razziali del ‘38 e dieci anni dopo la Costituzione. In soli dieci anni un cambiamento. Ogni giorno ci si deve interrogare perché ognuno si faccia gli anticorpi perché certe cose non accadano poi. Anche in un momento difficile come questo per Genova, non si deve dimenticare”.

“Il ponte di Genova - ha continuato poi Toti -, ha portato via 43 vite e sta tenendo la città in ostaggio. Simbolicamente un ponte tiene legate due cose. Prima magari sponde lontane. Il racconto è un ponte tra qualcosa che non deve più accadere ma lei è andata avanti e anche Genova può farcela”.

L'assessore comunale Piciocchi ha voluto poi evidenziare come dall'ultimo libro della senatrice, emerga "il valore dell'amicizia e della famiglia".

"Con la tragedia dello scorso 14 agosto - ha poi aggiunto l'assessore -, qualcuno ha vissuto in un certo qual modo quell'altruismo, che è proprio della nostra storia e della nostra città".

Ecco allora l'intervento della Senatrice a Vita, che rompe l'emozione della platea con un sorriso e con una riflessione. "Ho paura che si cancelli la storia" ha ammesso la Segre.

"Il primo pensiero va a un disegno fatto dai bimbi delle elementari di questa città ferita, che hanno disegnato il ponte trattenuto insieme da un cuore. Hanno sottolineato che cosa ci può essere di bello in una cosa orribile, un insegnamento di cui dovrebbero prender nota gli adulti".

Senatrice, che ha sottolineato poi il valore del racconto di quegli anni. "Siamo rimasti in pochi a poterli raccontare. Oggi sono nonna di tre nipoti. Dopo 45 anni di silenzio ho cercato di guarire il male della mia famiglia e ne ho avuto aiuto dalla nascita del mio primo nipote Edoardo, che oggi ha trent’anni. L’amore è stata la medicina contro l’odio.  Sono stata anche una nonna diseducativa, di quelle che viziano e scusano sempre, molto dolce. Oggi voglio che mi vediate come una nonna che racconta storie, non sempre belle ma a volte cattive".

Una ferita che non si può rimarginare facilmente. "La mia non è una favola, è una storia vera. Voi siete tra gli ultimi che sentiranno questa storia da voci dirette. Togliere la storia dall'esame di maturità é un primo passo per dimenticare".

Segre che consiglia 1984 di Orwell, capolavoro letterario quantomai attuale. "Leggete 1984 di Orwell, anticipazione del Grande Fratello. La paura grande che la memoria con la nostra morte possa diventare una riga in un libro di storia. Cose dimenticate e poi negate, e poi cancellate quando affonda un barcone, il mare si chiude e muoiono persone senza nome”.

"Ai ragazzi dico di non odiare - continua la senatrice - e di smettere di utilizzare il linguaggio dell'odio a tutti i livelli, e poi di avere la coscienza della propria forza e scegliere senza delegare".

Sulla possibilità di derive che riportano al passato, non ultima in Liguria la targa a Savona intitolata anche alle 'camicie nere', la senatrice a vita afferma: "Sarebbe troppo facile dire che ci sono delle derive, ma io sono ottimista e voglio sperare che gli orrori del passato non si debbano ripetere mai più".