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Il ministro della giustizia ligure vuole convincere Renzi
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"Ora pensiamo a vincere, poi vedremo come riorganizzare il Pd, in Liguria e Roma". Si ferma al 25 giugno l'orizzonte di Andrea Orlando, ministro della giustizia, spezzino e sfidante di Matteo Renzi alle ultime primarie per la segreteria del Pd. A Genova e La Spezia il centrosinistra parte in svantaggio al ballottaggio e spera in una rimonta che, se realizzata, potrebbe spostare gli equilibri politici dem verso un disegno di alleanze con la sinistra.

Dopo il primo turno con il centrosinistra indietro a Genova e La Spezia, come contate di ribaltare?

Contiamo sulla ricomposizione di un’area che è maggioritaria e che ha pagato un prezzo altissimo nel presentarsi scomposta al primo turno, su una traduzione politica importante e la consapevolezza dei cittadini che non si può dare la città nelle mani di Salvini.

Sono due situazioni complicate in cui si può spostare il baricentro del Pd? Se vincesse Crivello, il Pd può spostarsi più a sinistra?
No, ora pensiamo a vincere, poi penseremo alle interpretazioni. Ora non è il momento di riflessioni psicologiche. Chiediamo lo sforzo di andare alle urne in modo da confermare un quadro di centrosinistra in Liguria vista la pessima prova che il centrodestra sta dando a livello regionale.

La decisione di andare da Pisapia ha creato mal di pancia. Come risponde?
Io non metto in discussione nessun congresso, credo che il Pd debba costruire un sistema di alleanze. Renzi ha questo onere e onore, che è quello di lavorare a un centrosinistra largo. Dove questo è riuscito, a livello locale, abbiamo avuti buoni risultati, dove abbiamo stentato abbiamo avuto risultati meno buoni. Il Pd non basta per battere la destra.

Le piace il progetto di Pisapia?
A me piace il Pd, ho un’idea di Pd che sia centro di una coalizione e non solitario. Vado da Pisapia perché penso si debba lavorare per ricomporre e fermare chi lavora per dividere.

In Liguria ha senso inseguire gli elettori che al primo turno hanno votato i Cinque Stelle o forse è meglio concentrarsi su chi non ha votato?
Bisogna rivolgersi a tutti, ormai non ci sono più gli elettori fidelizzati o sono una minoranza. Tutti i democratici, gli antifascisti, coloro che credono nella giustizia sociale, vadano, votino Crivello e Manfredini, fermino una destra molto più estremista, nazionalista, simile al Front National francese che a Forza Italia di 10-20 anni fa.

Forse il rischio è connesso al fatto che i candidati del centrosinistra siano legati alle amministrazioni uscenti?
Un elemento che può aver pesato c’è. Crivello però è stato uno dei migliori elementi, Manfredini non aveva nessun ruolo attivo. Quindi non credo che la lettura possa essere ridotta a questo.

Per quanto riguarda La Spezia, il Pd al 15% che efetto le ha fatto?
Un bruttissimo effetto. Quando ho fatto il segretario dei Ds, da soli erano al 35%. Si può rendere conto del rammarico che ho vissuto. Ora si tratta di rimettere in moto un circuito di partecipazione per far vivere dal basso un partito che ha avuto difficoltà.

Alla Spezia ci sono stati candidati al primo turno riconducibili alla storia del centrosinistra. Gli elettori che li hanno seguiti al primo turno hanno puntato sulle persone o più sul distacco dal Pd? E c’è ancora spazio per recuperarli, visto che apparentamenti non se ne riescono a fare?
Sì, il segnale è quello di una critica alle amministrazioni di centrosinistra tradizionale, ma non così radicale e violenta da andare nell’astensionismo e votare a destra. Il segnale di rinnovamento e apertura di Manfredini va nella direzione giusta. Non tutto però è ascrivibile al centrosinistra.

Nel Pd ligure subito dopo il voto cosa si deve fare?
Prima pensiamo al voto, poi vedremo. Idee ne ho ma non sono irrilevanti i risultati. Il nostro impegno è volto ad avere un risultato positivo in queste due città. Non è questo il tema adesso.

Un messaggio a Crivello a Manfredini per quello che hanno fatto visto anche che è stato necessario convincerli e portarli alla candidatura…
Ci credano fino in fondo, la partita è a portata di mano. Hanno messo in campo un impegno che non era frutto di ambizioni sfrenate ma di spirito di servizio.