cronaca

Accompagnò 40 riesini nel seggio di Certosa
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La sentenza del Tribunale di Genova diventa un ulteriore tassello dell’intricato puzzle delle primarie liguri del Pd. Senza la giusta contestualizzazione, la condanna di Umberto Lo Grasso per l’affaire firme false alle Regionali 2010 potrebbe perdersi nel flusso delle notizie. Un fatto di cronaca giudiziaria come tanti altri. Se si pensa invece che proprio Lo Grasso ha giocato un ruolo, nascosto ma rilevante, lo scorso 11 gennaio, tutto assume dei contorni diversi.

Il nome di Lo Grasso è aleggiato intorno al tanto discusso seggio di Genova Certosa e compare nel verbale del presidente di seggio Walter Repetti. Quest’ultimo sottolineò la massiccia di presenza di cittadini originari di Riesi (Sicilia) al voto. Persone che Repetti dipinge come totalmente all’oscuro delle modalità di voto “al punto di ritenere sufficiente il pagamento dei 2 euro”.

Repetti tirò in ballo proprio Lo Grasso, anch’egli originario di Riesi. Disse di averlo visto “spesso in prossimità del seggio ad accompagnare elettori”. Sulla base di quanto descritto da Repetti, la Sezione Criminalità Organizzata di Genova ha avviato alcuni accertamenti.

Rispetto a quei fatti, Lo Grasso finora non risulta coinvolto. Viceversa, ha dovuto incassare la condanna a nove mesi per falsità ideologica in atto pubblico con riferimento alle regionali del 2010.

Una condanna che, visto il ruolo da protagonista nascosto alle Primarie, accresce le perplessità sul sistema che ha agito intorno alle elezioni che hanno portato Raffaella Paita a essere candidata del centrosinistra la prossima primavera.