Prima il candidato e poi il programma. O viceversa? E cioè: è più importante sapere chi concorrerà alla carica di sindaco di Genova oppure conoscere che cosa un determinato schieramento politico ritiene che debba fare il proprio candidato sindaco? Di fondo, è la questione sollevata da Luca Borzani nel chiamarsi fuori dalla battaglia per Palazzo Tursi in nome e per conto del Partito Democratico. L'accusa: qui si rincorre il nome, invece bisognerebbe prima stabilire il da farsi.
È vero che di programmi, governativi e amministrativi locali, son piene le fosse della politica italiana. Eppure stavolta Borzani ha proprio ragione: Genova rischia di non avere un futuro se non si stabiliscono quelle cinque-sei priorità su cui un candidato e il suo partito, o la coalizione che lo sostiene, ci mettono la faccia.
Borzani, per la verità, parla più che altro del futuro genovese del Partito democratico, ma nei fatti il suo ragionamento riguarda la città tutta e tutte le forze politiche: il centrodestra come lo declina Giovanni Toti (Forza Italia, Lega, Fratelli d'Italia, possibilmente Ncd) e il Movimento 5 Stelle.
Dopo un quarantennio al potere e un ultimo lustro farcito di manchevolezze, veniali e gravi, non c'è dubbio che alle comunali genovesi, il prossimo anno, il Pd sia il principale candidato alla sconfitta. È anche una questione di logoramento e un cambio della guardia a Tursi probabilmente gioverebbe non solo alla città, ma agli stessi "piddini", favorendo un ricambio del personale di prima linea che sia non soltanto anagrafico.
Presumibilmente, almeno alla luce di ciò che si può vedere fino ad oggi, non c'è programma che potrebbe modificare la tendenza negativa che investe il Pd. Al di là di ogni considerazione, c'è un problema di credibilità che difficilmente può essere superato anche di fronte ai migliori nuovi buoni propositi. Comprereste un'auto usata da questa persona? Ecco, la tipica domanda elettorale americana basta a chiarire la situazione.
Quando si parla di centrodestra e di Movimento 5 Stelle, invece, il programma promette di avere un grande peso specifico. Anzi, deve averlo. Sono forze politicamente distanti anni luce, con una idea di città profondamente diversa. Così essendo le cose, i genovesi non dovranno accontentarsi di verificare il tasso di simpatia e di capacità personale dei candidati a sindaco, ma dovranno verificare che cosa ognuno di loro - e chi lo sostiene - intende realizzare, in quali tempi, in quali modi e con quali risorse.
Più che mai, le risposte sul futuro di Genova stanno nel programma. È sulla base di che cosa ci sta scritto che si può fare una scelta. Anche quella di non andare a votare, se nessuna delle offerte risultasse di gradimento. L'essenziale è non arrendersi più alla logica di scegliere il candidato che la racconta meglio.
politica
Non serve chi la racconta meglio ma una vera idea della Genova futura
Comunali 2017, i programmi sono lo snodo cruciale
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