Pesa politicamente di più la diserzione del segretario nazionale Renzi dalla festa genovese dell'Unita o lo scisma delle focaccette di Crevari? Non è una battuta, che anzi, in questo momento in cui il gioco preferito dagli intellettuali di sinistra è sberleffare tutto quello che è Pd, mi cresce il desiderio di andarci e mangiare le focaccette anche senza il mitico marchio, se non altro per far l'esatto opposto della maggioranza.
Ma l'assenza del segretario diventerebbe ancora più imbarazzante se lo stesso arrivasse a Genova-Waterloo magari fra qualche settimana a presentare il suo libro dall'emblematico titolo Avanti.
Dunque andiamo avanti. Ma come? E qui mi mordo la lingua. E condivido quello che ha scritto recentemente Luca Borzani: per il Pd genovese non era il momento di fare finta di niente.
Mi aspettavo un colpo di coda di orgoglio e una festa che fosse rivoluzionaria, tutta centrata sulle questioni locali. Non c'era che l'imbarazzo della scelta.
Per esempio partire dalla politica e chiedersi perché in questi ultimi anni sono stati fatti così tanti errori. Scelta di candidati sbagliati, apparente indifferenza di fronte a tanti problemi dei cittadini, prese di posizioni tutte le volte contro il comune sentire. C'era l'occasione finalmente pubblica, trasparente, per un esame di coscienza che non doveva diventare necessariamente un piagnisteo, ma l'opposto. Come ha fatto un partito importante e strategico come era Pd, a Genova in particolare, a dissipare il suo bacino eccezionale di voti in così pochi anni?
Sarebbe stata una festa decisamente contro corrente ma almeno realistica e vivace. Una vera festa del perdono e magari del riscatto.
Per l'amore di Dio. Ci sono dibattiti molto interessanti e personaggi di alta qualità e che occupano posti di responsabilità, ma il "caso Genova" non doveva essere accantonato, come una vergogna da mettere in un nascondiglio.
Capita a tutti di perdere, ma la sconfitta dovrebbe diventare momento di ripresa d'orgoglio, scegliendo di guardarla in faccia e affrontarla. Anche perché cronisticamente parlando c'era ben poco da festeggiare.
Oggi a Genova c'è un sindaco non ideologico. E allora che il Pd lo affronti con lo stesso suo atteggiamento, non ideologicamente, non con micro contestazioni che fanno ridere i polli!
Non so come la pensa il Pd locale sul futuro del porto, sulla polemica dei serbatoi sotto la Lanterna, sulla sistemazione dei migranti e sulla necessità per integrarli davvero di dare loro la possibilità di lavori di pubblica utilità, sull'ospedale a Erzelli, persino sullo stadio-cesso. Non l'ho capito a parte qualche sterile opposizione di maniera che non ha lasciato alcun segno. Si è squagliata come un cornetto al sole di agosto.
E perché non avere il coraggio alla Fiesta di dire che potrebbe essere indispensabile trovare un nome nuovissimo per guidare il partito da ottobre, non i soliti prodotti di batteria , finti nuovi, finti giovani, cresciuti senza scuole politiche , ma soltanto sulla scia di presunti leader, peraltro sconfitti in ogni occasione elettorale.
Il Pd rischia grosso, ma per davvero, se non si accorge che c'è
bisogno di mettere un punto definitivo sul passato e partire daccapo. Ma sul serio, non mandando avanti i cloni della vecchia guardia con barba e baffi posticci.
I problemi sono nuovi e drammatici e per affrontarli ci vuole una mentalità nuova. Inattesa, Sorprendente. Sparigliante.
Tirare a campare e fare finta di niente è sbagliato e anche un po' sciocco. E il tempo per rimediare sta giungendo alla scadenza.
politica
Non saranno i cloni dei vecchi leader a tirar fuori dalle secche il Pd genovese
Indispensabile trovare un nome nuovissimo per guidare il partito
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