Cronaca

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Dunque la moschea di Genova sorgerà al Lagaccio, sulla collina, in una area abbastanza degradata, dove fioriscono molte discariche abusive e dove l’erbaccia spunta tra i rottami di scooter e moto. Realizzare il tempo islamico significherà risanare l’area, con il dovere di tenerla in ordine, con lo stesso rispetto che noi bravi cattolici dovremmo avere per le nostre belle chiese. Credo che prima della questione della moschea esistessero molti seri problemi per i cittadini genovesi, ma non per questo ritengo che la realizzazione di un luogo di culto islamico fosse questione di poco conto. La giunta comunale di Genova ha deciso che la moschea aveva una sua priorità e ha fatto una scelta che si può condividere come no. Opporsi alla realizzazione della moschea è inutile e, forse, ingiusto. Non tocca a noi genovesi cattolici sollecitare un trattamento di reciprocità con i fedeli islamici. A questo penserà il Vaticano. Noi genovesi cerchiamo di comportarci da persone civili come siamo sempre stati, aperti al dialogo con altre persone purché civili. Certo abbiamo il diritto di esigere rispetto, sicurezza, trasparenza. Dobbiamo esigere che la moschea non diventi qualcosa d’ altro. E su questi cardini si dovrà basare la trattativa per la costruzione del tempio in collina. Ma prima di chiedere referendum, partecipare a marce o riempire le piazze di popolo crociato, facciamo un bell’esame di coscienza se siamo davvero dei buoni cristiani e applichiamo i principi della nostra fede che è tolleranza, accoglienza, generosità. Facciamolo e poi diamo i giudizi su questa vicenda che, francamente, mi pare stia andando un po’ fuori dai binari del vivere civile.