salute e medicina

La sopravvivenza è del 25% a 3 anni dalla diagnosi
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Una terapia personalizzata per cercare di salvare i bimbi da un tumore, il neuroblastoma, che oggi ha una sopravvivenza del 25% a tre anni dalla diagnosi. La attuerà il gaslini di Genova che lo ha annunciato durante un simposio tra cinquanta esperti da tutta Italia che si sono confrontati sulla malattia.

Verrà anche creata una bio banca dei tessuti del malato per mettere in rete le sue caratteristiche e aumentare anche in questo caso la possibilità di guarigione.

Il meeting “NeurIta” ha visto riuniti per la prima volta a livello nazionale gli oltre 50 biologi e i ricercatori che nei laboratori italiani si occupano di neuroblastoma, uno tra i più frequenti tumori solidi dell’infanzia, per la cui diagnosi e cura l’Istituto Giannina Gaslini è un centro d’eccellenza nazionale.

Il neuroblastoma è il più frequente tumore solido pediatrico, che nella sua forma metastatica ha una sopravvivenza inferiore al 25% a tre anni dalla diagnosi. Durante l’incontro si è fatto il punto sugli studi in corso sulla malattia. “Ogni tumore è unico, sia per origine, sia per evoluzione, e più la terapia è mirata alle peculiarità di quella specifica malattia, più è efficace– spiega Massimo Conte, pediatra oncologo al Gaslini – In particolare, i tumori neuroblastici dell’infanzia sono molto diversi tra loro, e vanno da forme che regrediscono spontaneamente, a tumori altamente metastatici per cui non esiste ancora un trattamento efficace".

La medicina personalizzata per il neuroblastoma si propone di utilizzare al meglio i farmaci antitumorali esistenti e/o di cercarne dei nuovi, in base ad una valutazione minuziosa del tumore e dello stato del paziente. “Questo processo, oltre che essere costoso, richiede che competenze diverse si adoperino a studiare un singolo paziente, nel più breve tempo possibile - spiega il Luigi Varesio, Direttore del Laboratorio di Biologia Molecolare dell’Ospedale Gaslini e Coordinatore del Gruppo Biologico italian  - Ciò comporta problemi logistici da affrontare e tempi di intervento molto brevi, e presuppone un elemento fondamentale, l’esistenza di biobanche in grado di gestire, analizzare e diffondere il materiale bioptico, i dati molecolari e le informazioni cliniche.”