cultura

La denuncia di un artista emigrato a Milano per trovare spazio
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Il mio nome è Riccardo, sono uno studente di Giurisprudenza e musicista genovese. Attualmente residente a Milano dove studio presso l’università Luigi Bocconi, ho presenziato al panel “18App – Perché aiutare i giovani?” organizzato da Assomusica per il Linecheck music festival (24 Novembre 2017), dove ho parlato di musica, giovani e possibilità per gli stessi di vivere di musica e di arte. Come musicista ho suonato da chitarrista e vocalist in diversi gruppi della scena rock e metal genovese, spaziando da generi come il rock alternativo, il metalcore ed il black metal.





Deluso dalla scena e dalla mentalità chiusa di certi elementi, ho deciso di dedicarmi a progetti solisti rientranti nel modello della “one-man band” (semplificando: un gruppo composto da una persona sola che suona, arrangia e registra le parti di tutti gli strumenti, n.d.r.). Attualmente scrivo folk, shoegaze e musica strumentale di sorta e nel mentre mi dedico al mio progetto viking/folk metal Svartálfar, con il quale prevedo di incidere un album autoprodotto dal titolo “Niflheljar Til” in un futuro prossimo.




Riguardo la scena italiana e nella fattispecie genovese, ho constatato diversi fenomeni che ostacolano il giovane musicista emergente. In primis, si rileva una tendenza a favorire i soliti “grandi nomi”, ovvero coloro che hanno già una grande esperienza e magari un contratto con un’etichetta discografica, mentre le possibilità si rivelano molto ridotte per gruppi emergenti, magari dalle grandi potenzialità, che tuttavia risultano avere rarissime occasioni per farsi ascoltare e portare in giro i loro lavori. Il risultato è una complessiva paralisi della scena musicale, che si concretizza in un avvicendarsi di scarsissime innovazioni artistiche. In secundis, la famigerata “ordinanza anti-movida”, emanata dalla precedente amministrazione, che il sindaco Bucci aveva promesso in campagna elettorale di attenuare o rimuovere, mentre risulta averla inasprita. Essa riduce notevolmente gli introiti dei locali del centro storico, un tempo centro dell’attività musicale e ora costretti il più delle volte a chiudere bottega, nonchè il pubblico e l’entusiasmo degli artisti, che preferiscono spingersi altrove (io stesso ho cambiato città anche nella speranza di trovare una maggiore apertura). Il tutto, aggiunto alla generale chiusura mentale genovese e alla diffusissima pratica di “pagare in visibilità” gli artisti (che accettano, in mancanza di alternative, di suonare gratuitamente), annienta progressivamente l’attività musicale nel capoluogo ligure.




L’unico tentativo di migliorare le cose fu visto da molti in “Emergenza! Festival” (cui io stesso partecipai alla chitarra e alla voce con I Free Nameless nel 2015, n.d.r.), poi rivelatosi complessivamente una farsa. Buone iniziative di cui ho memoria rimangono il Festival delle Periferie e il Grateful Sound, cui partecipai negli anni scorsi con Free Nameless e Burning Flag, tenutisi a Villa Rossi, Sestri Ponente.

Si nota tuttavia una tendenza generale a vanificare le potenzialità artistiche (e non solo!) della nostra bellissima città, sia per opera delle amministrazioni comunali sia con il concorso dei cittadini stessi. Si spera che il sindaco corrente si offra di migliorare la situazione in un futuro prossimo, anche ascoltando la voce di decine di artisti ben più autorevoli del sottoscritto.

 


Riccardo Castagnasso