cronaca

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 Due turisti danesi, padre e figlia, testimoni della morte della ventenne genovese Martina Rossi, precipitata da un balcone di un hotel di Palma di Maiorca (Spagna) il 3 agosto 2011, forse mentre scappava da un tentativo di stupro, potrebbero essere interrogati per rogatoria in un tribunale del loro Paese anziché venire ad Arezzo dove per la morte della giovane sono imputati in un processo gli aretini Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi.


All'udienza di stamani il giudice Angela Avila, che presiede il collegio, ha informato le parti che la rogatoria è stata presa in carico dal sistema giudiziario danese. La conferma della modalità di audizione dei due testi si avrà il prossimo 17 settembre quando ci sarà una prossima udienza del processo ad Arezzo. Tuttavia, secondo quanto già ipotizzato, l'ascolto dei due presso il tribunale danese potrebbe svolgersi senza videoconferenza ma in forma tradizionale sulla base delle domande inviate dall'Italia. Padre e figlia danesi si trovavano in vacanza nello stesso hotel di Palma di Maiorca dove morì Martina Rossi, caduta dal balcone della camera dove alloggiavano Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi. Il procuratore Roberto Rossi ha rintracciato i due danesi e li ha citati per portare nel processo il loro racconto di testimoni.

I due la notte della tragedia si trovavano nella camera adiacente alla numero 609, che occupavano i due aretini e da dove, dal balcone esterno, precipitò Martina Rossi. Secondo quanto dichiarato durante le indagini, udirono un urlo straziante e poi uno scalpiccio di passi nelle scale, come di persone che si allontanavano in fretta. Per la procura di Arezzo i due imputati spinsero la ragazza a cercare una fuga per sfuggire a un loro tentativo di violenza sessuale. I loro avvocati difensori, invece, sostengono che Martina si lanciò volontariamente dal balcone, si sia voluta suicidare in vacanza.