cronaca

A due anni e mezzo dalla firma non è ancora rispettato
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Minimarket, phone center, internet point, money transfer, kebab. Una processione di attività che sarebbero vietate, almeno sulla carta. Siamo a Genova, sestiere di Prè, a quattro passi dalla stazione Principe. A due anni e mezzo dalla firma del patto d'area, sembra tutto fuoché la zona turistica piena di localini tipici, quella che immaginavano commercianti, Comune, Regione, la Prefettura, la Camera di Commercio e il Mibact.

"È evidente che il patto ha qualche problema. Per troppo tempo sono mancati i controlli sul territorio", ammette Manuela Occhi, presidente del Civ 'Santa Brigida e dintorni'. Ma il colpevole non è uno solo. Nelle scorse ore è stato il Tar della Liguria a evidenziare una falla nel sistema. Di fronte al secondo ricorso di un market gestito da cinesi chiuso per violazione del patto d'area, i giudici hanno sospeso il provvedimento di chiusura. Motivo? "Significativi interventi di adeguamento dell'esercizio commerciale", si legge. Basta insomma che il negozio "sia caratterizzato dalla vendita prevalente (e non esclusiva) di prodotti tipici, non necessariamente tutti di origine italiana".

In effetti il testo non obbliga a vendere pesto e focaccia.
E i 'prodotti tipici' sono variamente interpretabili. Perciò basta cambiare insegna e vetrina, e addio grane giudiziare. Altra malizia usata: in caso di chiusura definitiva con revoca della licenza, i gestori aprono un'altra attività intestandola a un parente. In questo modo i controlli non dovrebbero finire mai. Per giunta, tutto ciò che era aperto prima del 17 aprile 2015 non si può toccare. "Sarebbe necessario riscrivere il patto - dice la presidente del Civ - e poi gli strumenti per intervenire ci sarebbero, sono quelli della legge Madia. Ci vuole una forza politica superiore per riportare Prè ad essere quantomeno un quartiere vivibile".

Insomma, per ora un mezzo buco nell'acqua. In questa cornice, anche i bandi del Comune vanno semi-deserti. "Un imprenditore non fa il salto nel buio se non vede che c'è la volontà precisa di riqualificare la zona. Noi ci puntavamo tantissimo, il dramma è che le attività commerciali nuove si riducono sempre di più. Nell'ultimo anno quelle arrivate grazie ai bandi sono solo due". E l'idea di replicare la stessa ricetta in altre zone, come Sampierdarena, genera più di un dubbio.