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L'ex sindaco di Bologna interviene su corso Quadrio
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“Consiglio al sindaco Marco Doria di non sottovalutare il rapporto con la gente”. Nell’ennesima giornata di scontri e polemiche sul mercatino “legalizzato” in corso Quadrio, parla l’ex sindaco di Bologna ed ex Pd Sergio Cofferati.

Proprio a Bologna, il candidato perdente alle primarie regionali del centrosinistra, era finito nel mirino per aver sgomberato un accampamento abusivo sulle rive del Reno, che poi esondò portandosi via le baracche Poi la questione si risolse con la sistemazione dei migranti in una clinica di nuova costruzione ma in disuso. Ma non senza un confronto con i residenti. Un’esperienza che dovrebbe insegnare qualcosa all’attuale amministrazione genovese.

“Come molte altre vicende simili, questa ha più di un carattere delicato – osserva Cofferati – uno è la regolarità di queste attività commerciali, che andrebbe garantita attraverso forme di incentivo. Devono avere un profilo di normalità, col pagamento di licenze minime, ma sempre in modo da non fare concorrenza al tessuto commerciale vero e proprio. Secondo aspetto, l’individuazione del luogo. Che va fatta col consenso dei cittadini”.

“Tendenzialmente nessuno li vorrebbe sotto casa sua”, continua Cofferati. “Il Comune dovrebbe individuare la zona più idonea attraverso un rapporto preventivo con gli abitanti. Il loro inserimento non dev’essere fonte di tensione o addirittura contrapposizione. A Bologna risolvemmo il problema, ma prima ci confrontammo con la gente”.

Al contrario, la rabbia sul mercatino non accenna a placarsi. La giunta Doria ha proseguito sulla vecchia strada. Stamattina un gruppo di residenti, commercianti ed esponenti della Lega Nord ha presidiato l’area. Il Comune, da parte sua, parla di “progetto di integrazione sociale” e sostiene l’attività in collaborazione con l’associazione “Chance”.

Il cavallo di battaglia degli abusivi e dei volontari che li controllano è il solito: non si tratterebbe di vendita abusiva, ma di scambio. “Macché, qui si compra e si vende a tutti gli effetti – contrattacca Claudio Garau, rappresentante del comitato dei residenti che ha raccolto un migliaio di firme contro il mercatino – Inutile dire che questo è un piccolo baratto per integrare le persone. Non si capisce chi controlla il controllore, ci garantiscono che le persone devono essere censite invece solo i volontari hanno controllato. Oggetti di poco valore? Anche se il profitto è piccolo, sarebbe stato meglio darlo ai disoccupati genovesi”.

Gli operatori di “Chance” assicurano che la procedura viene seguita regolarmente: identificazione, registrazione, assegnazione di un lenzuolo di uguali dimensioni per ciascuno. Al momento si può esporre cinque giorni alla settimana, poi ci saranno turnazioni.

Sul piede di guerra anche Stefano Garassino, vicesegretario genovese della Lega Nord: “Incredibile che venga promossa l’illegalità nel comune dove si paga l’occupazione suolo più alta d’Italia. O pagano tutti o non paga nessuno. Sicuramente non è una buona immagine per una città che punta ad avere visibilità turistica in Italia e nel mondo”.