salute e medicina

Icardi: "Così la 35enne genovese è stata curata in tempo"
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Migliora l’educatrice sanitaria di 35 anni ricoverata al San Martino di Genova per meningite. La donna è stata trasferita nel reparto di malattie infettive e, seppur tenuta sotto osservazione, si può dire fuori pericolo. “Un intervento tempestivo: solo così si evita il peggio in questi casi”, commenta Giancarlo Icardi, direttore del dipartimento delle scienze della salute dell’università di Genova, che a Primocanale spiega come affrontare la malattia.

Anzitutto i sintomi: febbre molto alta, 39 gradi o addirittura 40.
Ma l’allarme deve scattare soprattutto quando compaiono i cosiddetti segni meningei: “Si avverte rigidità della nuca, non si riesce a muovere il collo e compaiono macchiette rosse che in gergo si chiamano petecchie. Questi segni di allerta devono essere colti tempestivamente. Una mezz’ora può diventare salva vita”.

Se in quest’arco di tempo scatta l’intervento, la malattia si riesce a gestire.
“In caso contrario – prosegue Icardi – inizia la cosiddetta coagulazione vascolare disseminata, in parole povere un meccanismo autoimmune, una reazione eccessiva dell’organismo. Lì diventa molto difficile salvare la vita al paziente”. Se si innesca questo meccanismo, la meningite può diventare mortale.

Da una parte la rapidità di intervento, dall’altra la profilassi. 76 bambini e 19 adulti sono stati convocati alla Asl: tutti loro sono entrati in contatto con l’educatrice genovese in un dopolavoro nel centro storico. “In questi casi – rassicura Icardi – vige il principio della maggior precauzione. Si interviene su tutti i contatti più stretti per interrompere la potenziale catena infettiva. Quindi nessuna paura, sono semplicemente linee guida internazionali”.